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BERNAUnanimità agli Stati: «No all'abolizione del canone Billag»

08.03.17 - 11:25
Colpo duro per la destra. Per la maggioranza dei "senatori", il canone finanzia la radio e la televisione e permette di garantire un servizio pubblico di qualità
Keystone
Unanimità agli Stati: «No all'abolizione del canone Billag»
Colpo duro per la destra. Per la maggioranza dei "senatori", il canone finanzia la radio e la televisione e permette di garantire un servizio pubblico di qualità

BERNA - Il Parlamento deve raccomandare il "no" all'iniziativa popolare per l'"Abolizione del canone Billag" senza opporle un controprogetto. È quanto ha deciso oggi all'unanimità il Consiglio degli Stati. Durante i dibattiti odierni, si è potuto constatare come la destra svizzerotedesca, molto critica nei confronti della SSR, non abbia alla Camera dei cantoni lo stesso peso che detiene al Nazionale.

Il testo, depositato dall'Associazione "No Billag" nel dicembre 2015 con 112'191 firme valide, prevede che la Confederazione non possa riscuotere canoni, né sovvenzionare o gestire emittenti radiofoniche o televisive. Se l'iniziativa venisse accettata, le attuali concessioni con partecipazione al canone verrebbero revocate senza indennizzo.

Attualmente il canone radiotelevisivo ammonta a 451,10 franchi annui e viene riscosso riscosso dalla società Billag SA, che ha sede a Friburgo ed impiega quasi 250 collaboratori. Il mandato le è stato rinnovato fino al 2019, quando è prevista l'entrata in vigore di un nuovo sistema di riscossione. Secondo quanto promesso dal governo, il nuovo canone sarà inferiore a 400 franchi.

Per la maggioranza dei "senatori", il canone finanzia la radio e la televisione e permette di garantire un servizio pubblico di qualità. In una democrazia diretta come quella svizzera è importante offrire un servizio informativo esaustivo e obiettivo, ha dichiarato Olivier Français (PLR/VD) a nome della commissione preparatoria.

Regioni linguistiche e radio tv-locali - Per i vari oratori succedutisi, è inoltre necessario tenere conto delle diverse regioni linguistiche, in particolare delle minoranze latine che sono chiaramente favorite rispetto alla Svizzera tedesca grazie alla chiave di ripartizione finanziaria. Senza questa solidarietà l'offerta in Romandia, nella Svizzera italiana e romancia sarebbe nettamente ridotta e la SSR non potrebbe più soddisfare il suo mandato di produrre programmi radiotelevisivi equivalenti in tutte le lingue ufficiali, è stato rilevato.

In aula, si sono espressi contro l'iniziativa anche i due rappresentanti del canton Ticino alla Camera dei cantoni: per Fabio Abate (PLR/TI) questa iniziativa è «un colpo sferrato alla coesione nazionale e alla solidarietà nei confronti delle regioni linguistiche minoritarie. Eppure - ha aggiunto il "senatore" locarnese - c'è nel canton Ticino chi sostiene il testo, non capendo che si tratta di un atteggiamento autolesionistico».

Dal canto suo, Filippo Lombardi (PPD/TI) ha sottolineato come l'iniziativa abbia «un titolo ingannevole, poiché non è la Billag bensì la SSR che si vuole colpire. Ma - ha proseguito il "senatore" ticinese - a soffrire della soppressione della tassa saranno anche le radio e le tv locali, visto che il canone garantisce l'attività di queste emittenti radiotelevisive private».

Se è vero che nel 2015 la SSR ha ottenuto 1,2135 miliardi di franchi di proventi del canone su un totale di 1,35 miliardi, alle 21 radio locali private sono andati 25,6 milioni di franchi e alle 13 televisioni regionali 41,9 milioni.

Evoluzione mediatica in atto - Oggi la Camera dei cantoni si è detta anche consapevole dell'evoluzione mediatica in atto, in particolare per quanto riguarda l'offerta online, e d'accordo per una revisione del sistema di finanziamento del servizio pubblico attuale. La digitalizzazione comporta infatti nuove modalità di comunicazione che obbligheranno a una modifica la legislazione nel corso dei prossimi anni.

Una nuova legge sui media è stata annunciata dal Consiglio federale, mentre il nuovo sistema di riscossione del canone, che dovrebbe essere adottato dal 2019, dovrebbe introdurre cambiamenti per quanto riguarda la ripartizione del canone e le concessioni.

Un'eventuale abolizione del canone - sempre secondo i "senatori" - rimetterebbe però in discussione il servizio pubblico e non comporterebbe assolutamente una diminuzione degli oneri finanziari degli utenti. Per tutti questi motivi il Consiglio degli Stati propone di respingere l'iniziativa popolare senza opporle un controprogetto. La scelta è stata fatta dopo aver svolto un'ampia audizione e chiesto informazioni supplementari all'Amministrazione, ha sottolineato Olivier Français.

Nazionale più critico - Il dossier passa ora al Nazionale. Alla Camera del popolo la SSR gode di meno sostegno rispetto agli Stati. Nell'attesa del dibattito, i fautori e gli oppositori del servizio pubblico potranno far valere le loro opinioni già la settimana prossima.

In agenda al Nazionale v'è infatti il Rapporto sul Servizio pubblico, nonché diversi atti parlamentari su un cambiamento della concessione rilasciata alla SSR. I loro autori considerano che la Società svizzera di radiotelevisione dispone di un «quasi monopolio» che andrebbe abolito e sostituito con una concorrenza leale tra i media.

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