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BERNADititti umani, la Svizzera propone alla Cina la visita di un commissario Onu

18.01.17 - 13:17
Il consigliere federale Didier Burkhalter respinge le accuse: «Non è vero che non abbiamo parlato di diritti umani»
Dititti umani, la Svizzera propone alla Cina la visita di un commissario Onu
Il consigliere federale Didier Burkhalter respinge le accuse: «Non è vero che non abbiamo parlato di diritti umani»

BERNA - Il ministro degli esteri Didier Burkhalter respinge le affermazioni secondo le quali la Svizzera si sarebbe "prostrata" davanti al presidente cinese Xi Jinping in occasione della sua visita di Stato, tralasciando la questione dei diritti umani.

Al contrario, nelle riunioni abbiamo parlato dei diritti umani e anche avanzato proposte concrete, afferma il consigliere federale in un'intervista pubblicata oggi dai quotidiani svizzero tedeschi «Tages-Anzeiger» e «Der Bund». Ad esempio, la Svizzera ha proposto alla Cina che un commissario dell'ONU per i diritti umani visiti il paese.

E Xi Jinping ha "reagito positivamente", ha detto Burkhalter. Sui singoli casi non si parla direttamente con il presidente. Ma il suo entourage era presente ai colloqui e ha visto come egli ha reagito.

La parte Svizzera - ha aggiunto - si è espressa con lode e biasimo: «Gli abbiamo detto che effettivamente sono stati compiuti grandi progressi in campo sociale ed economico». Senza la Cina ci sarebbe molto meno crescita a livello mondiale. E che ci sia meno povertà è anche grazie a Pechino. È stato però sottolineato «che la Svizzera è convinta che si possano fare progressi anche nell'ambito della libertà di espressione e delle libertà individuali».

Proprio oggi, in un'intervista dal WEF di Davos (GR) alla radio-tv romanda RTS, il capo della diplomazia elvetica ha ammesso di essere dispiaciuto che i giornalisti svizzeri non abbiano potuto porre alcuna domanda a Xi Jinping. Ma - ha detto - bisogna saper vivere con la realtà del mondo. Inoltre il Consiglio federale ha comunque fatto il massimo per poter parlare di tutto, e ci è riuscito, ha sottolineato.

Il ministro neocastellano ha poi constato che attualmente si può di nuovo discutere del tema dei diritti umani con colloqui diretti con Pechino, poiché sono oramai «sistemate» le conseguenze delle proteste tibetane del 1999 in occasione della visita di Stato dell'allora presidente Jiang Zemin, che andò su tutte le furie: «I cinesi sanno che la Svizzera ha un atteggiamento costruttivo».

In merito al discorso di Xi Jinping a Davos, nel quale ha messo in guardia contro un guerra commerciale, Burkhalter ha detto che al momento si parla molto del neopresidente americano Donald Trump e del suo atteggiamento protezionista, e che il presidente cinese può posizionarsi come antipode. In tal modo egli intende guadagnare influenza nella conduzione delle istituzioni globali.

Secondo Burkhalter ciò può essere interessante per la Svizzera: Anche noi vogliamo stabilità in un mondo dove attualmente regna troppo disordine. Anche noi vogliamo una politica estera autonoma, universale e aperta. Anche noi vogliamo avere qualcosa da dire nei vari organi direttivi mondiali. Anche noi vogliamo essere integrati e non fomentare conflitti". In questo senso abbiamo punti in comune con la Cina, ma una grande differenza sussiste sui diritti umani, ha notato.

Al riguardo Amnesty International riferisce di un peggioramento della situazione in Cina dall'insediamento di Xi Jinping nel 2013. In particolare le critiche riguardano le ipotesi di reato definite in modo vago e la pratica diffusa di mettere in prigione le persone senza procedimento giudiziario.

Xi Jinping ha compiuto una visita di Stato nella Confederazione domenica e lunedì, per poi partecipare al Forum economico mondiale di Davos (WEF). Berna e Pechino hanno sottoscritto una serie di accordi e trattati, tra l'altro per lo sviluppo dell'accordo di libero scambio in vigore dalla metà del 2014.

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