Gattiker, il segretario di Stato alla Migrazione, ha spiegato la "preferenza nazionale light" rassicurando una delegazione dell'Unione europea
BRUXELLES - Una delegazione svizzera e una dell'Unione europea si sono incontrate oggi a Bruxelles per un colloquio straordinario nell'ambito del Comitato misto sull'Accordo di libera circolazione delle persone (ALC). In discussione la cosiddetta "preferenza nazionale light" prospettata dal Consiglio nazionale per tradurre in pratica l'iniziativa UDC "contro l'immigrazione di massa" divenuta nuovo articolo costituzionale.
A dirigere la delegazione svizzera c'era Mario Gattiker, segretario di Stato alla Migrazione. «L'Ue teme, per certe disposizioni, una discriminazione dei cittadini europei», ha dichiarato Gattiker alla stampa dopo l'incontro. «Ho fornito informazioni - ha aggiunto - sull'intenzione del Consiglio nazionale di trovare una soluzione che vada nel senso dell'ALC».
Gattiker ha sottolineato che non ha condotto trattative ma «solo informato» la controparte e che questa ha manifestato grande interesse per le spiegazioni fornite. Di solito - ha rilevato - in simili incontri sono presenti solo rappresentanti della Commissione europea e di 10-15 stati membri. Stavolta erano 27 su 28. A suo avviso, questo forte interesse «riflette la grande importanza» che l'ALC con la Svizzera riveste per l'Unione europea.
Gattiker ha anche fatto presente ai rappresentanti europei che quella escogitata dal Consiglio nazionale è soltanto una soluzione intermedia, che deve ancora passare al vaglio del Consiglio degli Stati in dicembre.
Il segretario di Stato alla Migrazione ha poi affermato che «nei prossimi giorni» ci sarà una telefonata tra il presidente della Confederazione Johann Schneider-Ammann e il presidente della Commissione europea Jean-Claude Junker.
Il Comitato misto si riunisce di norma una volta all'anno per discutere questioni di applicazione connesse all'ALC, rammenta la Segreteria di Stato della migrazione (SEM) in un comunicato. La riunione straordinaria - aggiunge - era stata sollecitata dalla Commissione europea.
Lo scorso 12 ottobre il tema era stato all'ordine del giorno di un incontro tra gli ambasciatori dell'Unione europea. Ai diplomatici era stata sottoposta una perizia redatta da giuristi dell'Ue al riguardo. Secondo costoro, contrariamente a quanto ritenuto a Berna, la soluzione "light" prospettata dal Nazionale potrebbe ledere l'accordo bilaterale sulla libera circolazione delle persone.
Essa si articola in tre punti: prevede prima di tutto che il Consiglio federale elabori misure per sfruttare meglio il potenziale di manodopera indigena (cittadini svizzeri e stranieri già domiciliati nel Paese). Se ciò non fosse sufficiente, il governo potrebbe obbligare le imprese a comunicare i posti di lavoro vacanti agli uffici regionali di collocamento.
Se anche questi provvedimenti non si rivelassero sufficienti e l'immigrazione dall'Unione europea e dai paesi dell'Associazione europea di libero scambio (AELS) superasse un certo livello sul piano regionale o nazionale, l'esecutivo potrà infine ricorrere a «misure correttive appropriate».