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BERNATagli aiuto sviluppo: il DSC potrebbe dover abbandonare alcuni Paesi

02.05.16 - 10:20
In marzo, la Commissione delle finanze del Consiglio nazionale ha proposto - con una scarna maggioranza - lo stanziamento per i prossimi quattro anni di 9,6 miliardi di franchi per la cooperazione int
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In marzo, la Commissione delle finanze del Consiglio nazionale ha proposto - con una scarna maggioranza - lo stanziamento per i prossimi quattro anni di 9,6 miliardi di franchi per la cooperazione int

BERNA - Se il Parlamento dovesse davvero ridurre il budget previsto per l'aiuto allo sviluppo, la Direzione dello sviluppo e della cooperazione (DSC) dovrà abbandonare dei progetti in alcuni Paesi o addirittura in interi continenti.

In marzo, la Commissione delle finanze del Consiglio nazionale ha proposto - con una scarna maggioranza - lo stanziamento per i prossimi quattro anni di 9,6 miliardi di franchi per la cooperazione internazionale. Il Consiglio federale aveva chiesto 11,1 miliardi. "Si tratterebbe di un notevole taglio", afferma il direttore del DSC Manuel Sager in un'intervista apparsa oggi sul quotidiano svizzero tedesco "Neue Zürcher Zeitung".

I giochi non sono tuttavia ancora conclusi. La Commissione della politica estera (CPE) deve ancora esprimersi al riguardo, dopodiché toccherà ai parlamentari pronunciarsi sul dossier. Una maggioranza del campo "borghese" si dice favorevole a un taglio. La sinistra desidera invece un aumento dei fondi.

In caso di una riduzione, la DSC dovrà diminuire i contributi versati ai suoi partner internazionali, sostiene Manuel Sager. Ciò potrebbe portare a decine di licenziamenti, sottolinea. Senza contare i problemi d'immagine: all'estero la nostra solidarietà sarebbe messa in dubbio.

"Neppure chi chiede maggiore focalizzazione riuscirebbe a mettersi d'accordo sui Paesi a cui dovremmo rinunciare", afferma il direttore della DSC. Manuel Sager si difende inoltre dalle critiche che considerano l'aiuto allo sviluppo non sufficientemente mirato. Secondo lui la DSC ha trovato "una buona combinazione" con il sostegno a 21 Paesi e regioni.

Quanto alle rivendicazioni a favore di un maggiore impegno nei Paesi in via di sviluppo che riammettono i richiedenti asilo respinti dalla Svizzera, Sager risponde che "portando sostegno solo dove vigono questo tipo di accordi percorreremmo la strada sbagliata". Se l'aiuto fosse condizionato da requisiti, allora i progetti realizzati dovrebbero rispondere alle richieste dei Governi. E spesso ciò "non corrisponderebbe a progetti che riteniamo sensati", sottolinea Sager. L'aiuto allo sviluppo deve servire la popolazione, non i Governi.

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