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BERNAConsiglio nazionale: libera circolazione e risarcimenti vittime collocamenti

22.04.16 - 09:07
La sessione speciale del Consiglio nazionale che si apre lunedì 25 aprile propone due dossier che promettono scintille
Consiglio nazionale: libera circolazione e risarcimenti vittime collocamenti
La sessione speciale del Consiglio nazionale che si apre lunedì 25 aprile propone due dossier che promettono scintille

BERNA - Per quanto breve - solo tre giorni - la sessione speciale del Consiglio nazionale che si apre lunedì 25 aprile propone due dossier che promettono scintille: in particolare, l'estensione della libera circolazione alla Croazia (Protocollo III), ma anche il progetto del governo di indennizzare le vittime di misure coercitive a scopo assistenziale.

L'estensione della libera circolazione alla Croazia è senz'altro il dossier più denso di implicazioni politiche sia interne che esterne. Ciò alla luce dell'iniziativa dell'UDC "Contro l'immigrazione di massa", accolta il 9 di febbraio del 2014, e delle ripercussioni negative di quest'ultima sulle relazioni tra la Svizzera e l'Unione europea (UE), ma anche alla luce del referendum britannico di giugno sulla futura permanenza di Londra nella "casa" europea.

La firma del Protocollo III era stata bloccata dal Consiglio federale all'indomani della votazione di due anni fa. L'UE aveva reagito al voto con misure di ritorsione, prima fra tutte la sospensione della partecipazione elvetica al programma europeo di ricerca "Orizzonte 2020" (progetti per la ricerca e l'innovazione) e a "Erasmus+" (scambio di studenti).

Svizzera-Ue, avvicinamento a tappe - Nel tentativo di rabbonire Bruxelles, il Consiglio federale ha quindi annunciato che avrebbe rispettato la libera circolazione anche senza accordo e versato alla Croazia (membro dell'UE dal primo luglio 2013) i 45 milioni di aiuti previsti.

In questo modo, la Confederazione ha così potuto venir parzialmente riassociata ai due programmi europei fino alla fine del 2016. Berna ha anche concesso su base autonoma a Zagabria contingenti annui entrati in vigore a inizio luglio 2014 (50 permessi B e 450 permessi L di breve durata).

La firma del protocollo tra il Consiglio federale e l'UE è giunta lo scorso 4 di marzo, dopo che Bruxelles - già in dicembre - ha dato la propria disponibilità alla ricerca di una soluzione condivisa con Berna per l'applicazione dell'articolo costituzionale sull'immigrazione di massa nel rispetto dell'accordo sulla libera circolazione. Prima di conoscere l'esito del voto sulla "Brexit", tuttavia, l'UE non avvierà trattative vere e proprie con la Svizzera.

Quale segnale di buona volontà, e preoccupata di preservare la via bilaterale con Bruxelles viste le importanti implicazioni economiche dei relativi accordi, la Commissione della politica estera del Consiglio nazionale (CPE-N) raccomanderà al plenum di ratificare, nonostante il voto contrario dei commissari UDC, l'estensione alla Croazia dell'accordo. La CPE-N non vuole nemmeno attendere l'applicazione dell'articolo costituzionale sull'immigrazione di massa per ratificare l'intesa.

Libera circolazione, limiti immigrazione fino a 10 anni - Come per gli altri Paesi membri dell'UE, con i quali la Svizzera applica la libera circolazione, quest'ultima entrerà in vigore a tappe. Il governo prevede un periodo transitorio di cinque anni, estendibile fino a dieci, in caso di forte afflusso di manodopera dalla Croazia.

Nel primo lustro, i negoziatori hanno concordato limitazioni circa i permessi di dimora B (cinque anni) e i permessi di breve durata L (tra tre mesi e un anno), calcolati in proporzione dalla popolazione del Paese, che conta 4,3 milioni di abitanti. Si parte il primo anno dall'entrata in vigore dell'accordo da 54 permessi B e 543 L, fino a 250 permessi B e 2000 L l'ultimo anno.

Trascorso questo lasso di tempo, le restrizioni all'accesso potranno essere protratte di due anni (300 permessi B il settimo anno e 2300 permessi L), se il mercato del lavoro rischiasse di essere seriamente perturbato. In questo caso è necessario il sì unanime del Comitato misto Svizzera-UE.

Qualora non si dovesse giungere ad un'intesa, la Svizzera potrà applicare una clausola di salvaguardia fino a dieci anni dall'entrata in vigore dell'accordo (cinque anni più cinque anni). Se i sette anni di periodo transitorio sono invece sfruttati integralmente, la clausola di salvaguardia potrà essere invocata per i tre anni successivi. Tali regimi transitori rispecchiano quelli già applicati con gli altri Stati membri dell'UE.

Rispetto agli altri accordi, i negoziatori elvetici sono riusciti ad introdurre meccanismi che impediranno di aggirare la clausola di salvaguardia; si vuole evitare insomma un maggior ricorso a permessi L se quelli B sono stati limitati (e viceversa).

Costi limitati - La ratifica dell'intesa richiederà l'adeguamento di undici leggi in totale, specie nell'ambito della socialità, ma anche per quanto riguarda il riconoscimento di titoli e diplomi. A livello di costi, il Consiglio federale è alquanto prudente. Le uniche cifre, che si basano sulle esperienze raccolte con altri Stati, riguardano l'assicurazione disoccupazione.

Secondo alcune stime, calcolate in base al numero di permessi B e L previsti per i primi sette anni, i costi potrebbero variare da 2 milioni (primo anno) a 4 milioni (settimo anno).

Internamenti coatti, le vittime vanno risarcite - L'altro dossier "caldo" in agenda riguarda il controprogetto indiretto all'iniziativa popolare detta "della riparazione", mediante la quale si chiede giustizia, e il giusto indennizzo, per quelle migliaia di persone vittime di misure coercitive a scopo assistenziale o collocamenti, pratica in uso fino al 1981.

Rispetto all'iniziativa, che ha raccolto 108'709 firme valide, la proposta del Consiglio federale prevede l'istituzione di un fondo di 300 milioni di franchi, invece di 500 milioni.

La commissione preparatoria, che ha respinto la proposta di modifica costituzionale a favore del controprogetto indiretto (13 voti a 9), vuole tuttavia porre un limite massimo al singolo indennizzo (25'000 franchi). La Confederazione stima tra 12'000 e 15'000 le persone che hanno diritto ai risarcimenti.

Secondo la commissione, rispetto all'iniziativa la Legge sulle misure coercitive a scopo assistenziale e i collocamenti extrafamiliari prima del 1981 (LMCCE) ha il vantaggio di aiutare in tempi più rapidi le persone interessate.

Il denaro messo a disposizione dalla Confederazione, oltre a garantire indennizzi - spalmati su quattro anni - dovrà consentire di eseguire un'analisi scientifica esaustiva su questo capitolo della storia svizzera. Una commissione di esperti è al lavoro. Alcuni Cantoni, come i Grigioni, si sono già mossi in questa direzione.

Controprogetto inutile secondo una minoranza - Una minoranza si batterà contro il progetto governativo. Essa non solo pone in dubbio l'efficacia di prestazioni finanziarie nel quadro di una riparazione, ma farà notare che con la legge federale del 21 marzo 2014 concernente la riabilitazione delle persone internate sulla base di una decisione amministrativa la Confederazione ha già riconosciuto il torto in questione.

In Svizzera, prima del 1981, decine di migliaia di persone sono state internate sulla base di un provvedimento amministrativo, senza la decisione di un tribunale. Molte donne sono state costrette a sottoporsi a una sterilizzazione o ad abortire, migliaia di bambini sono stati dati in adozione contro la volontà delle loro madri o collocati in istituti e costretti a lavorare senza remunerazione.

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