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SVIZZERADiagnosi pre-impianto, "maggiore sicurezza per le mamme"

16.04.15 - 12:41
Diagnosi pre-impianto, "maggiore sicurezza per le mamme"

BERNA - La modifica dell'articolo costituzionale sulla procreazione assistita, in votazione il prossimo 14 di giugno, aumenterà le possibilità di riuscita del trattamento e ridurrà i rischi per le future mamme. Pertanto un comitato interpartitico (Verdi, Verdi liberali, PPD, PLR, PBD e UDC) ha invitato stamane popolo e Cantoni ad approvare questa revisione, grazie alla quale sarà possibile anche in Svizzera eseguire analisi sugli embrioni in vitro per evitare la trasmissione di malattie genetiche.

Per poter eseguire la diagnosi pre-impianto (DPI), infatti, è necessario dapprima modificare la Carta fondamentale; solamente in un secondo tempo sarà autorizzata a livello di legge, ha ricordato a nome del comitato il Consigliere agli Stati Felix Gutzwiller (PLR/ZH).

Tuttavia, ha riconosciuto, è sulla legge - già approvata dalle Camere con maggioranze alquanto nette, n.d.r - che si concentra la campagna, sia dei favorevoli che dei contrari alla modifica legislativa.

Il testo uscito dalle deliberazioni parlamentari va infatti più lontano rispetto al progetto del Consiglio federale. Il Governo avrebbe voluto limitare l'analisi del materiale genetico contenuto nell'ovulo fecondato prima dell'impianto alla ricerca di malattie genetiche gravi, come la mucoviscidosi. Le Camere hanno deciso invece di estendere tale possibilità anche per le anomalie cromosomiche, come la trisomia 21 (o mongolismo).

Durante i dibattiti, il consigliere federale Alain Berset aveva detto di temere una deriva eugenetica (ossia la selezione degli embrioni), un termine ripreso dal comitato contrario alla modifica costituzionale presentatosi alla stampa alla fine di marzo.

DPI, partiti divisi - Che la questione sia delicata lo dimostrano anche le opinioni divergenti nei partiti rappresentati nel comitato a favore della modifica costituzionale, come ammesso dalla consigliera nazionale Ruth Humbel (PPD/AG). Ma la spaccatura non corre solo all'interno dei democristiani. "Ciò vale anche per noi", ha sostenuto la consigliera nazionale Anne Mahrer (Verdi/GE). Stando alla "senatrice" Pascale Bruderer (PS/AG), anche in caso di sì il prossimo giugno, il lancio del referendum contro la legge è certo.

A prescindere dalla legge, la modifica costituzionale è tuttavia necessaria, secondo il comitato favorevole. Si tratta, come indicato da Thomas Weibel (Verdi liberali/ZH), "di adeguare la nostra legislazione in materia di medicina riproduttiva, attualmente tra le più restrittive in Europa, allo standard delle conoscenze scientifiche attuali". In Paesi che da anni praticano la DPI non sono stati registrati abusi, ha sottolineato.

Si tratta inoltre di permettere alle coppie desiderose di avere figli di ricorrere alla DPI in Svizzera, sulla base dei nostri alti standard di qualità, senza essere costrette ad andare all'estero. Il Consigliere nazionale ha ricordato, inoltre, il desiderio crescente delle coppie di effettuare simili analisi, anche perché l'età del primo figlio si sta alzando.

Meno gravidanze multiple, più sicurezza per la donna - Alla base del sì alla modifica costituzionale vi sono tuttavia anche motivi legati al benessere e alla sicurezza di madre e bambino. Permettendo la fecondazione in vitro di dodici ovuli al massimo - invece di tre come ora - si innalzano le possibilità di successo del trattamento e la sicurezza della donna, ha sostenuto Rosemarie Quadranti (PBD/ZH). I gameti fecondati potranno essere impiantati nell'utero uno alla volta e non tutti assieme come ora, col rischio di gravidanze multiple.

Queste ultime, ha sottolineato la deputata zurighese, possono causare disturbi e complicazioni per le donne, come pressione alta e sanguinamenti, ed essere all'origine di parti prematuri, col rischio di disabilità fisiche e mentali per il bebè. In Svezia, ha sottolineato, da quando la DPI è stata introdotta nel 2003 si è assistito ad una drastica diminuzione delle gravidanze multiple.

Meno aborti con diagnosi pre-impianto - Céline Amaudruz (UDC/GE) ha messo in rilievo l'incoerenza delle disposizioni attuali che permettono la diagnosi prenatale fino alla 12esima settimana di gestazione, ma non la DPI. In caso di anomalie, la donna può ricorrere all'aborto, un intervento ben più invasivo e traumatico di una DPI. Quest'ultima tecnica permetterebbe a suo dire di evitare simili interventi.

Pascale Bruderer ha fatto notare che il 90% delle coppie che ricorre alla diagnosi prenatale opta per l'aborto quando l'esito delle analisi è infausto. La commissione federale d'etica ha espresso parere positivo sulla DPI, giudicandola meno gravosa per le donne.

DPI, nessun obbligo per le coppie - Ruth Humbel ha dichiarato di non capire la contrapposizione tra la diagnosi prenatale sul feto e la DPI, due metodi di analisi che a suo parere andrebbero equiparati. "Se il popolo svizzero ha già accettato la prima forma di test, non si capisce perché non dovrebbe farlo anche con la diagnosi pre-impianto", ha affermato la consigliera nazionale PPD. Humbel ha poi sottolineato che le coppie saranno libere di scegliere se ricorrere o meno alla DPI.

Il comitato contrario alla modifica costituzionale (PPD, PBD, PEV, PS, UDC, UDF) teme invece che la pressione sociale sulle donne, affinché si sottopongano a una DPI onde evitare di mettere al mondo figli disabili, possa diventare intollerabile in futuro.

Gli avversari della modifica costituzionale criticano inoltre il silenzio della legge sul destino del materiale biologico non utilizzato e congelato. Nella peggiore delle ipotesi potrebbe venir usato a scopi di ricerca: le ditte farmaceutiche non vedrebbero l'ora di mettere le mani sulle cellule staminali presenti nell'ovulo fecondato per sviluppare i rispettivi prodotti.

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