Il Forum economico vuole mettere al centro il cambiamento climatico
DAVOS (GR) - Il Forum economico mondiale (WEF) di Davos parte subito con il cambiamento climatico in cima all'attenzione mediatica e con un probabile confronto a distanza fra Greta Thunberg, che chiede al mondo di dimezzare la dipendenza dai combustibili fossili, e Donald Trump che arriva per promuovere le imprese di casa: entrambi, domani indiscussi protagonisti del primo giorno della mega-conferenza fra le nevi grigionesi.
Gli oltre 3'000 leader, fra cui 53 capi di Stato e di governo, da 117 Paesi del mondo si riuniscono quest'anno all'insegna di un Manifesto 2020 voluto dal WEF per rilanciare la cooperazione fra portatori d'interessi diversi in un mondo in cui il multilateralismo è sempre più minacciato. E Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea che ha aperto l'inaugurazione del forum oggi con il suo fondatore Klaus Schwab, si è detta convinta che l'idea europea di economia sociale di mercato, e l'approccio tutto "davosiano" teso «a mettere insieme persone di diverso background» siano la ricetta giusta per risolvere i conflitti e le storture globali.
"Stakeholders for a cohesive and sustainable world", tema che abbraccia il clima, ma anche la crescita, il commercio, la geopolitica nel pieno della crisi libica e mediorientale.
Il WEF, che compie cinquant'anni, ha già preannunciato che il clima sarà un tema più che mai al centro dei dibattiti e con un vero e proprio allarme per il futuro della crescita e di imprese in numerosi settori. Un'agenda che consentirà alla giovane attivista svedese - che già l'anno scorso a Davos gridava «la nostra casa è in fiamme» - di amplificare ulteriormente il suo messaggio con ben tre interventi ufficiali, oltre ai sit in e agli interventi esterni. Partirà domani mattina, già alle 8.30, con un incontro su come "Creare un percorso sostenibile per un futuro in comune".
Tutt'altre saranno, con ogni probabilità, le corde che Trump cercherà di toccare poco dopo, alle 11.30, con il discorso alla platea di politici, imprenditori, alta finanza, scienziati dal palcoscenico globale di Davos. Trump torna per la prima volta dal gennaio 2018, quando ad ascoltare il suo proclama "America First" c'era una folla memorabile. Con l'impeachment che sbarca al Senato, la prima fase dell'accordo commerciale con la Cina appena conclusa e con il suo quarto anno da presidente che inizia proprio oggi, il magnate rivendicherà i successi del suo approccio, che a Davos fa storcere il naso a molti fautori del multilateralismo.
I guai in Medio Oriente, con l'eliminazione del generale iraniano Qassam Suleimani che ha creato scompiglio, e quelli in casa potrebbero consigliare toni moderati. Ma non è affatto detto. E i suoi memorabili appelli ai Ceo delle aziende globali presenti a Davos a «venire in America» torneranno a risuonare nelle sale ovattate del Wef.
Trump, secondo molti, viene a Davos guardando al voto Usa, come una sorta di ambasciatore del Made in America. Nulla di più lontano dalla causa climatica, per il presidente Usa che ha silurato l'accordo di Parigi. Davos chiede obiettivi stringenti di riduzione delle emissioni, a cui Trump non nasconde di assegnare priorità zero. Alta l'attenzione sull'eventualità che Greta riesca a incontrarlo, o che i due persino si scambino due battute.
Numerosi i politici. E poi c'è la Davos degli innovatori, da un'intelligenza artificiale sempre più vicina a interfacciarsi con quella umana alle esigenze concrete di Facebook di migliorare la propria immagine globale con il suo Facebook Space. Con il clima sempre sullo sfondo: dopo anni di titoli di giornali sui ricconi di Davos che parlano di ambiente e arrivano in jet privato, quest'anno il WEF incoraggia con sconti l'uso del treno, promuove cibo locale a discapito di caviale e foie gras, fornisce ramponi antiscivolo da applicare alle scarpe, per rinunciare alla limousine senza rischiare di scivolare sul ghiaccio.