La maggior parte gradirebbe proseguire a tempo parziale mentre il 5% sarebbe volentieri disponibile a un tempo pieno
ZURIGO - Secondo uno studio della società di consulenza Deloitte, in Svizzera circa il 40% di chi lavora vorrebbe continuare l'attività professionale oltre l'età legale di pensionamento (65 anni per gli uomini e 64 anni per le donne).
Secondo il sondaggio - condotto su 1000 persone di età compresa tra i 50 e i 70 anni - il 35% degli intervistati vorrebbe continuare a lavorare a tempo parziale e il 5% a tempo pieno. Si tratterebbe di 578.000 dipendenti che consentirebbero di compensare la crescente carenza di manodopera nei prossimi anni, nota Deloitte.
Sono persone già integrate nel mercato del lavoro che costituiscono una riserva consistente di manodopera che potrebbe essere facilmente mobilitata. Se questo potenziale fosse sfruttato appieno, potrebbe correggere in modo significativo il crescente squilibrio tra le persone che entrano ed escono dal mercato del lavoro, riducendo così la pressione sul sistema di sicurezza sociale, afferma in un comunicato Michael Grampp, capo economista di Deloitte Svizzera.
Lo scarto tra quanto auspicato e la situazione attuale è però considerevole: l'anno scorso, solo il 23% delle persone tra i 65 e i 69 anni era attivo professionalmente, a fronte di un 27% in media nell'OCSE.
Concretamente, il 30% degli interpellati ha avuto la possibilità di continuare a lavorare oltre l'età legale di pensionamento, mentre il 29% ha dichiarato che il datore di lavoro non poteva o non voleva tenerli. E la maggioranza, il 37%, ha detto che questa opzione non è mai stata presa in considerazione.
L'analisi di Deloitte vede varie ragioni in questo scarto significativo tra aspirazioni e realtà. Una ragione è la mentalità dei dipendenti: dal momento che c'è un'età precisa di pensionamento, molti decidono di smettere in quel momento. Inoltre c'è la mancanza di opportunità: il 66% degli intervistati già pensionati non ha avuto possibilità di continuare a lavorare. Il 46% di loro - ossia il 30% di tutti i pensionati - avrebbe voluto farlo. D'altro canto mancano gli incentivi: se non c'è alcun vantaggio finanziario a lavorare oltre l'età di pensionamento molti smettono anche se vorrebbero continuare.
Dal canto loro, le imprese non impiegano i dipendenti oltre l'età pensionabile per via dei costi, dell'inadeguatezza delle competenze e dei pregiudizi. Esse dovrebbero invece "creare opportunità per scoraggiare dall'andare in pensione", secondo Adam Stanford, associato di Deloitte Svizzera. "È imperativo rimuovere i pregiudizi nei confronti dei dipendenti più anziani. Le aziende devono in particolare rendere più attraente l'occupazione a tempo parziale: circa il 40% dei pensionati ha dichiarato che avrebbe continuato a lavorare se avesse potuto ridurre il tempo di lavoro.
Diversi esperti hanno recentemente messo in guardia dai problemi di carenza di manodopera che la Svizzera rischia di affrontare nei prossimi anni. La Confederazione dovrà affrontare un problema demografico, con il pensionamento di massa della generazione del baby boom, ossia i nati tra la fine della seconda guerra mondiale e la metà degli anni Sessanta.
Il ritiro dal mondo del lavoro di questa generazione è iniziato attorno al 2010, con l'uscita dall'attività professionale di 70'000-90.000 persone all'anno. E un recente studio di Credit Suisse ha stimato che questa tendenza è destinata ad accelerare, con un numero di nuovi pensionati che supererà gradualmente i 100'000 all'anno e salirà a 125'000 entro il 2029.
Circa 1,1 milione di persone, delle quali 800'000 attive professionalmente, andranno in pensione tra dieci anni. Il numero di nuovi ingressi sul mercato del lavoro ha superato fino a recentemente quello dei pensionamenti. Dal 2016 si registra una certa stabilità, ma la tendenza sarà chiaramente invertita dal 2021 in poi.