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SVIZZERARaiffeisen prevede una crescita limitata nel 2020: PIL a +1,3%

16.10.19 - 11:18
A determinare il rallentamento la debole progressione della Germania e la forza del franco: «Il vento contrario spira soprattutto dall'Europa»
Keystone
Raiffeisen prevede una crescita limitata nel 2020: PIL a +1,3%
A determinare il rallentamento la debole progressione della Germania e la forza del franco: «Il vento contrario spira soprattutto dall'Europa»

SAN GALLO - Nel 2020 l'economia svizzera vedrà la crescita limitata dalla debole progressione della Germania e dalla forza del franco: è quanto ritengono gli economisti di Raiffeisen, che puntano su un incremento del prodotto interno lordo (Pil) dell'1,3% rispetto al 2019.

Per quanto riguarda l'anno in corso l'espansione economica è invece attesa all'1,0%, contro l'1,2% previsto in gennaio, indica l'istituto in un comunicato odierno. Per il 2020 quella proposta è la prima stima resa nota dal gruppo bancario.

«Il vento contrario spira soprattutto dall'Europa, da dove per via dell'attuale debole crescita della Germania giungono solo pochi impulsi all'economia svizzera», affermano gli specialisti di Raiffeisen. Secondo il capoeconomista Martin Neff «siamo saldamente attaccati alla flebo del vicino del nord». Da solo, il Land del Baden-Württemberg è - dopo gli Stati Uniti - la seconda principale destinazione dell'export rossocrociato.

«La Svizzera ha quasi sempre beneficiato di questo stretto legame con il vicino del nord, da ultimo anche durante la crisi dell'euro, quando l'economia tedesca è rallentata in misura minore rispetto agli altri paesi europei», puntualizza Neff, citato nella nota. Ma ora la ruota è girata, ed è la congiuntura tedesca ad essersi incrinata. «La Germania, motore dell'economia, è ormai una locomotiva che arranca, esercitando un effetto frenante anche sull'economia svizzera».

Ancora più importante diventa perciò l'andamento dell'economia statunitense. Anche se negli Usa si sta delineando un leggero raffreddamento della congiuntura, Raiffeisen non prevede una recessione. Nel paese le preoccupazioni sono più di natura politica: oltre alle intemperanze del presidente Donald Trump in materia di politica interna, ulteriori apprensioni dovrebbero provenire dall'imminente campagna elettorale. Per considerazioni di natura tattico-elettorale, Trump farà di tutto per mantenere in moto l'economia, sostengono gli economisti di Raiffeisen. Ciò sarà tuttavia sempre più difficile, poiché il deficit di bilancio e il debito pubblico stanno andando progressivamente fuori controllo.

Oltre alla Germania e agli Stati Uniti, anche altri paesi altamente industrializzati accusano una debolezza della congiuntura, spiega Neff. Né dall'Eurozona né dal Giappone si attendono importanti impulsi di crescita per l'economia mondiale. Nel 2020, per la prima volta da quasi 30 anni, i risultati economici della Cina faranno registrare una crescita inferiore al 6%. E la guerra commerciale con gli Usa comincia a lasciare il segno.

In materia di politica monetaria, secondo Neff nemmeno il 2020 segnerà la fine del regime dei tassi di interesse negativi o pari a zero. A suo avviso il ruolo del franco come bene rifugio e i suoi effetti sul tasso di cambio sono tendenzialmente sopravvalutati. Tuttavia, considerata la difficile situazione a livello geopolitico - dalla Brexit alla guerra commerciale fino alle diverse crisi locali che possono improvvisamente sfociare in problemi globali - anche nel 2020 la Svizzera si troverà ad assumere in una certa misura il ruolo di porto sicuro.

Per quanto riguarda il mercato immobiliare, per Raiffeisen le valutazioni rimangono elevate. Neff ha però escluso il rischio di un crollo dei prezzi delle abitazioni primarie: questo perché a suo avviso manca l'elemento speculativo, nonostante l'attuale elevato livello dei prezzi. Contrariamente al crollo dei primi anni Novanta, oggi è molto forte la domanda da parte degli utenti finali - ossia degli acquirenti di abitazioni primarie - piuttosto che quella di speculatori alla ricerca di rapidi guadagni. Anche nel comparto degli immobili ad uso commerciale e negli stabili di reddito sul mercato le considerazioni di rendimento hanno la priorità rispetto ad altre motivazioni come la prospettiva di rapidi guadagni, osserva il capoeconomista.

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