Lo conferma la società di consulenza Commslab che ha un indice apposito per misurare la credibilità degli istituti, nel caso di CS è sceso di 10 punti
ZURIGO - La vicenda dell'ex top manager pedinato ha arrecato danno alla reputazione di Credit Suisse: a soffrire non sono solo i vertici, ma tutta la banca, afferma Daniel Künstle, direttore della società di consulenza Commslab, in un'intervista all'agenzia finanziaria Awp.
In collaborazione con l'Università di Zurigo l'azienda renana calcola sin dal 1998, su base giornaliera, il Sedimented Reputation Index (SRI), un indice di reputazione con una scala che va da -100 a +100. Credit Suisse ha vissuto il suo massimo storico (+8,5) nel febbraio 2007, poi l'indicatore è sceso sino a un minimo di -50 nella primavera 2014 sulla scia della vertenza fiscale negli Usa.
Immediatamente prima che scoppiasse il caso Iqbal Khan - fino a giugno responsabile della gestione patrimoniale di Credit Suisse e dal primo ottobre in forza a UBS - la banca si trovava a -14, valore che in seguito ai commenti negativi sulla stampa è sceso a -24.
Per Künstle la vicenda del dirigente con origini pakistane è però solo un aspetto di un problema di dimensioni più vaste. «Le aspettative nei confronti delle banche e della piazza finanziaria elvetica sono cambiate radicalmente dopo la crisi del 2008», spiega lo specialista. «Prima la percezione di Credit Suisse e di UBS era dominata dal loro successo economico, oggi l'attenzione si concentra invece sulle valutazioni sociali e morali».
«La chiamiamo reputazione sociale, che è soggetta a norme generali di valutazione sociale che danno maggior peso a comportamenti giuridicamente e moralmente corretti, piuttosto che a parametri puramente economici», prosegue Künstle. «Le aspettative sociali possono essere molto più difficili da controllare e gestire in modo comunicativo e strategico: un comportamento scorretto su tali questioni mette quindi a rischio l'intera legittimità delle banche».
Secondo lo specialista in gioco vi è qualcosa di fondamentale. «La domanda è se gli istituti come Credit Suisse potranno mantenere a lungo termine la loro ragion d'essere in Svizzera: dopo tutto la loro licenza d'agire è garantita solo se il loro profilo corrisponde a obiettivi economici generali e sociali. Quindi ora non è in discussione solo la dirigenza di Credit Suisse, ma l'intera banca».
Per Künstle per uscire dall'impasse, in tempi di tassi d'interesse bassi o negativi, le banche devono reinventare il modello di affari. «A differenza degli ultimi 20 anni, gli obiettivi finanziari a breve termine non dovrebbero più guidare la loro azione, ma - in analogia a quanto successo nel settore assicurativo - le scelte dovrebbero essere operate sulla base di strategie a lungo termine compatibili con la rispettiva economia nazionale. Questo può non sembrare particolarmente sexy alla luce del passato glamour delle banche, ma offre una garanzia molto maggiore che si possa finalmente vedere la luce alla fine del tunnel rispetto a quanto non sarebbe se si mantenesse la rotta attuale», conclude l'esperto.