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SVIZZERAFFS: la digitalizzazione potrebbe portarsi via 3’400 posti di lavoro

08.09.19 - 10:55
È lo scenario più pessimistico. Con una digitalizzazione "integrata" si conterebbero invece 200 posti di lavoro in più
Keystone
A rischio gli impieghi meno qualificati
A rischio gli impieghi meno qualificati
FFS: la digitalizzazione potrebbe portarsi via 3’400 posti di lavoro
È lo scenario più pessimistico. Con una digitalizzazione "integrata" si conterebbero invece 200 posti di lavoro in più

BERNA - Benché, dopo l’annuncio della partenza del ceo Andreas Meyer, la presidente del consiglio di amministrazione delle FFS, Monika Ribar, abbia promesso una fase di consolidamento dell’azienda, grandi cambiamenti interessano comunque le ferrovie negli anni a venire. 

A ipotizzarli è uno studio commissionato proprio dall'ex regia federale ed eseguito dalla società di revisione e consulenza PWC in collaborazione con una professoressa del Politecnico di Zurigo. Il tema è la digitalizzazione e come influirà sul numero di occupati dell’azienda. Il risultato? Lo sfruttamento delle nuove tecnologie potrebbe determinare la soppressione anche di 3’400 posti di lavoro entro il 2035.

Come riporta la SonntagsZeitung, i ricercatori hanno ipotizzato due scenari. Uno in cui la digitalizzazione e l’automazione siano integrate nello sviluppo delle FFS a completamento del lavoro umano e in un contesto di forte regolamentazione. E un secondo in cui le nuove tecnologie siano impiegate in maniera più spinta. 

Nel primo caso, si ipotizza la perdita di 5'500 posti di lavoro poco o mediamente qualificati e la creazione di 5'700 posti di lavoro nel settore IT, con un saldo positivo di 200 collaboratori e collaboratrici in più. Nel secondo, invece, si direbbe addio a 10'000 vecchi posti di lavoro mentre se ne creerebbero solo 6'600 di nuovi: un saldo negativo di 3'400 unità. 

Tale cifra corrisponderebbe al 13% degli attuali 27mila collaboratori delle FFS (FFS cargo compresa). La soppressione di impieghi, tuttavia, potrebbe virtualmente avvenire senza licenziamenti. Da qui al 2035 si prevede infatti che vadano in pensione 11'300 dipendenti delle FFS. 

Il dopo Andreas Meyer visto dagli altri domenicali - La situazione delle FFS, in particolare dopo le annunciate dimissioni del CEO Andreas Meyer, continua ad essere al centro dell'attenzione anche di altri domenicali. Se alcune testate danno voce a critiche mosse alla presidente del consiglio di amministrazione (cda), Monika Ribar, altre si concentrano sui costi di immagine dell'azienda.

«Quando le opzioni strategiche sono in discussione, mi dispiace che il cda non sia più visibile», afferma il consigliere nazionale Manfred Bühler (UDC/BE) sulle colonne di Le Matin Dimanche, evocando i problemi ai quali deve far fronte la società, dai ritardi nelle consegne dei treni Bombardier, alla sicurezza e alla puntualità. «È sempre Andreas Meyer che è al fronte», aggiunge ancora. Per il capo del gruppo socialista alle Camere federali, Roger Nordmann (VD), «il cda è diventato debole» dopo l'arrivo di Ribar.

Il SonntagsBlick si concentra dal canto suo sui costi di marketing e comunicazione dell'azienda. Stando a un rapporto confidenziale, visionato dal settimanale, la compagnia ferroviaria spenderebbe a questo scopo 100 milioni di franchi all'anno. L'importo - sempre secondo il domenicale zurighese - è al vaglio dell'Ufficio federale dei trasporti (UFT). Il giornale riporta anche una presa di posizione delle FFS, secondo cui si tratta di «formulazioni tendenziose» che «lasciano pensare che la comunicazione sia sovradimensionata».

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