Lo conferma uno studio di Deloitte: «Segno di attrattività delle nostre Pmi», fra i maggiori acquirenti Germania, Francia e Gran Bretagna
BERNA - Le cessioni di piccole e medie imprese (PMI) svizzere ad aziende estere hanno toccato un nuovo record nel primo trimestre di quest'anno: 40 PMI sono passate in mani estere, il 38% in più rispetto alla stesso periodo del 2017. Il numero di acquirenti nazionali è invece rimasto invariato. Globalmente il mercato delle fusioni e acquisizioni è cresciuto del 6,4%, stando alla società di consulenza Deloitte.
«L'aumento delle vendite di imprese svizzere è un chiaro segno della forza e dell'attrattiva delle PMI elvetiche. Molte occupano posizioni chiave nei mercati di nicchia e dispongono di buone reti internazionali», secondo Jean-François, Partner Financial Advisory di Deloitte. L'indebolimento del franco ha reso i prezzi più accessibili e le PMI attraggono sia investitori finanziari che imprese del settore. Alcune cessioni sono dovute anche a una maggiore prudenza degli investitori cinesi, che hanno ceduto le loro partecipazioni svizzere.
Gli acquirenti delle PMI elvetiche provengono in gran parte dall'Europa: nove dalla Germania, tre dalla Francia e dalle Gran Bretagna e due dalla Svezia. I compratori statunitensi nei primi sei mesi dell'anno sono stati sei e i cinesi solo due, in base alle cifre pubblicate da Deloitte.
Le aziende svizzere hanno investito e rilevato meno concorrenti, in Svizzera e all'estero: nel primo trimestre le transazioni sono state 60, contro 65 l'anno prima. Delle 31 aziende estere passate in mani svizzere, 24 erano europee e 5 statunitensi. 22 acquisizioni riguardano il settore industriale, 16 i servizi e 14 i beni di consumo.
Il rapporto di Deloitte sottolinea l'elevato numero di transazioni che riguardano aziende del settore delle tecnologie, dei media e della telecomunicazioni (TMT): otto sono state vendute all'estero e tre sono diventate rossocrociate. "Non è sorprendente poiché la Svizzera possiede formazioni di primo piano, che permettono regolarmente a start-up e spin-off promettenti di emergere", commenta Lagassé.
Le acquisizioni in cui sono coinvolti fondi di private equity (PE) sono passate dal 28% al 36% in un anno. Oltre alle società di PE, anche gli investitori strategici sono sottoposti a forti pressioni per quanto riguarda gli investimenti: sono alla ricerca di possibilità di acquisizioni e di conseguenza i prezzi continuano ad aumentare.
Viste le tensioni commerciali e le incertezze politiche, gli esperti di Deloitte sono moderatamente ottimisti per il resto dell'anno. Fra i fattori che frenano Lagassé cita la guerra commerciale, i tassi di interesse che aumentano lentamente, l'Italia che crea instabilità nella zona euro e un leggero rafforzamento del franco svizzero.