Negli uffici elvetici è sempre meno parlata: 9,8%. In ascesa l'inglese, 32%. Bertoli: «Un impoverimento, ma non mi stupisce. La studieremo per piacere»
NEUCHÂTEL - Il sospetto c'era, ma adesso c'è anche un numero a confermarlo. Il primo studio sull'utilizzo delle lingue nei luoghi di lavoro, pubblicato ieri dall'Ufficio federale di statistica, dice che l'italiano è sempre più marginale, sempre meno necessario. In Svizzera non lo utilizza neanche una persona su dieci, bistrattata lingua nazionale che è battuta di gran lunga dall'inglese: «Una lingua di lavoro relativamente limitata, tranne che nel campo della ricerca», ma che viene poi praticata addirittura tre volte tanto per motivi professionali.
In testa il tedesco - Scelta consapevole o esito di una sorta di "selezione naturale", il boicottaggio alimentato anche da qualche dibattito della politica ha dunque riscontro in percentuali poco lusinghiere, per gli elvetici. È vero che in testa alla frequenza di utilizzo in ufficio c'è il tedesco classico, quasi il 70%, ma poco conta che non sia quello svizzero-tedesco (60%): sempre di quello, più o meno, in fondo si tratta. Terzo il francese, 36% contro il 32% dell'inglese. Ed ecco il "povero" italiano, 9,8%, davanti solo a spagnolo e portoghese.
Non di solo lavoro vive l'uomo - A sottolineare e ribadire il concetto di "povertà" è proprio l'onorevole Manuele Bertoli, che pure si dichiara «non stupito» da un dato che preoccupa senza però destare allarmismo: «Non mi sorprende - reagisce alla notizia - È comprensibile che sul lavoro prevalgano altre lingue, più funzionali. Certo l'uso dell'inglese risulta comunque un impoverimento: ma una cosa è l'utilizzo professionale, un'altra la conoscenza della lingue e della cultura. Sono due piani diversi. Fortunatamente non si vive solo per lavorare, ma per conoscere».
E adesso tocca alla scuola - Alla scuola, dunque, il «compito di insegnare anche ciò che non è strettamente necessario». Plausibile, in una realtà dominata dalla paura per il lavoro che viene a mancare e sul quale investire, dunque, ogni risorsa possibile? «Io credo di sì. Altrimenti avremo una collettività povera».
Uomini o donne, per una volta tutti uguali - Un rischio che riguarda tutti, con distinzioni modeste legate al livello di formazione personale, ma nessuna di genere. Uomini o donne, non c'è differenza; si parla per la maggioranza una lingua, un impiegato su tre ne padroneggia due, con qualche difficoltà maggiore quando quando c'è da leggere o scrivere. Ma è la mentalità che, volenti o nolenti, sta cambiando: l'inglese sorpassa tutta tutti gli altri idiomi nelle aspirazioni della gente, disposta a «impararlo volentieri per scopi professionali» nel 29,9% dei casi.
Imparare per trovare impiego: ecco il cinese e il russo - Addio sciovinismo: quanto alle mere ambizioni, scivola al secondo posto il tedesco, 21,5%, poi il francese, 14,9%. L'italiano supera ormai di poco il cinese in ascesa, 8,7% e 6,1%. Interessante anche il russo, 4,2%; 1,4% l'arabo. Quanto allo svizzero-tedesco, stavolta gli va molto peggio: "sfoggia" un misero 2,3%. Vale però quanto detto sopra: in fondo cosa conta, è solo una variazione sul tema; il tedesco ufficiale è già abbastanza.