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SVIZZERA«L'enorme somma di bilancio non è un problema»

29.03.18 - 11:08
Lo afferma Andréa Maechler, uno dei tre membri della direzione generale della Banca nazionale svizzera
Keystone
«L'enorme somma di bilancio non è un problema»
Lo afferma Andréa Maechler, uno dei tre membri della direzione generale della Banca nazionale svizzera

BERNA - L'enorme somma di bilancio della Banca nazionale svizzera (BNS) - 843 miliardi a fine dicembre, di cui 790 miliardi investiti in divise straniere - non rappresenta alcun problema per la politica monetaria: lo sostiene Andréa Maechler, uno dei tre membri della direzione generale dell'istituto. Vi sarebbe ancora ulteriore margine di manovra.

Il bilancio non preoccupa, spiega Maechler in un'intervista pubblicata oggi dalla Handelszeitung. «La situazione sarebbe stata preoccupante se non fossimo intervenuti sul mercato valutario in questa misura. Vi siamo entrati per frenare l'eccessiva pressione verso un rafforzamento del franco».

«Senza questa politica l'intera economia svizzera si troverebbe oggi in una situazione completamente diversa e dovremmo davvero preoccuparci», insiste la 49enne nata a Ginevra. «Il nostro bilancio è il risultato delle misure straordinarie di politica monetaria adottate negli ultimi dieci anni. L'importante è che rimaniamo in grado di agire».

«Abbiamo ancora un margine di manovra. E in entrambe le direzioni», continua Maechler. «Se ci trovassimo di nuovo di fronte al rischio di deflazione, avremmo ancora le capacità per espandere ulteriormente il bilancio. Potremmo continuare ad acquistare divise, se necessario. Al contrario, se dovesse rendersi necessario potremmo ridurre nuovamente il nostro bilancio».

Secondo l'economista - che prima di approdare alla BNS nell'estate 2015 era attiva a Washington presso il Fondo monetario internazionale (FMI) - la grandezza del bilancio non rappresenta un problema per la politica monetaria: tuttavia un bilancio esteso comporta naturalmente forti fluttuazioni degli utili. «Possiamo però far fronte a queste fluttuazioni, penso che siano anche capite dal mondo politico».

Per il terzo direttore della BNS - dopo il numero uno Thomas Jordan e il vicedirettore Fritz Zurbrügg - gli interessi negativi non possono essere considerati uno sorta di imposta, come sostenuto da taluni: questo perché la BNS pratica la sua politica in modo autonomo e sono le banche interessate a decidere se far ricadere sui clienti gli interessi che sono tenute a pagare.

Maechler - come peraltro fatto già più volte anche da Jordan - si oppone all'iniziativa moneta intera, che vorrebbe vietare alle società di credito di stampare - virtualmente - denaro dal nulla, lasciando questo compito alla sola BNS. A suo avviso il testo metterebbe in pericolo l'approvvigionamento di crediti, renderebbe più ardua l'applicazione pratica della politica monetaria e diffonderebbe la falsa idea che la banca centrale possa creare dal nulla denaro e regalarlo.

Sempre stando a Maechler - prima donna nella direzione generale dell'istituto creato nel 1906 - la BNS fa bene a parlare del tema, perché deve adempiere al suo dovere di informazione e sarebbe toccata direttamente dal testo. Gli iniziativisti avevano invece già da tempo espresso un'altra opinione: a loro avviso è il popolo a decidere della costituzione e non la BNS.

Per i promotori si tratta in realtà semplicemente di completare un mandato costituzionale che ha oltre un secolo. Più di cento anni fa è infatti stato vietato alle banche di stampare soldi di carta: l'iniziativa aspira ad estendere il divieto anche alla moneta scritturale, vale a dire quella che esiste solo nelle registrazioni contabili e che oggi è elettronica.

BNS accusata di essere portavoce delle grandi banche - La Banca nazionale svizzera (BNS) sembra essere diventata l'addetto stampa delle grandi banche: l'accusa viene lanciata dai promotori dell'iniziativa moneta intera, che non gradiscono i continui interventi pubblici dell'istituto centrale contro la loro proposta di modifica costituzionale.

La BNS si esprime negli ultimi tempi in modo negativo sul testo e cerca in tal modo di autodefinire il proprio mandato, scrive oggi in un comunicato Raffael Wüthrich, a nome del comitato. Ultimo episodio in ordine di tempo, l'intervista pubblicata in data odierna dalla Handelszeitung e rilasciata da Andréa Maechler, uno dei tre membri della direzione generale dell'istituto.

Secondo gli iniziativisti la BNS non ha più il controllo della quantità di denaro in circolazione, perché solo il 10% di esso è generato dall'istituto e dalla Confederazione. Con l'espansione del denaro aumenta anche l'indebitamento dell'economia elvetica: ma la BNS pubblicamente sostiene di avere tutto sotto controllo e si oppone all'iniziativa che vorrebbe darle maggiori possibilità di controllo e di influenza.

In questo modo la BNS "si sta facendo portavoce delle grandi banche, dalle quali sostiene di essere indipendente", si legge nella nota. Gli istituti in questione approfittano in modo immenso della possibilità di creare moneta premendo un tasto del computer: prima dell'introduzione dei tassi negativi beneficiavano per 3-4 miliardi l'anno di questo sistema, prosegue Wüthrich.

Secondo i promotori gli attacchi della BNS all'iniziativa disturbano in modo particolare perché la banca è nata grazie a una decisione popolare del 1891 per vietare agli istituti privati di stampare banconote. Oggi invece il 90% del denaro in circolazione viene creato dal nulla proprio dalle banche attraverso un'estensione del bilancio. "La BNS ha quindi la tendenza ad abolire se stessa, a privatizzare ulteriormente il franco e a ignorare in modo cieco la ragione storica per cui è stata fondata", conclude in comunicato.

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