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BERNAArmi, torna a crescere l'export

28.10.14 - 17:31
La critica del GSsE: Svizzera esporta armi ai paesi sospettati di fornire materiale bellico all'ISIS
Armi, torna a crescere l'export
La critica del GSsE: Svizzera esporta armi ai paesi sospettati di fornire materiale bellico all'ISIS

BERNA - Le esportazioni di materiale bellico sono state dell'ordine di 343 milioni di franchi nel terzo trimestre del 2014, in crescita di circa 40 milioni rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Lo indica oggi l'Amministrazione federale delle dogane (AFD).

Dai dati emerge che tra luglio e settembre le vendite all'estero di armi, munizioni e altri apparecchi destinati ad un uso bellico sono sono state pari a 160 milioni di franchi. Quasi quanto il totale della prima metà dell'anno, quando il valore della merce esportata è stato di 182 milioni.

Tra pochi giorni, l'industria delle armi beneficerà di nuove regole per le esportazioni di materiale bellico. Constatando il calo dell'export, il Parlamento ha infatti recentemente approvato un ammorbidimento delle regole in materia.

Oggi, armi e munizioni non possono essere fornite ai Paesi in cui i diritti umani vengono sistematicamente e gravemente violati. Dal prossimo 1° novembre le esportazioni saranno proibite solo c'è un elevato rischio che il materiale venduto venga utilizzato per gravi violazioni dei diritti umani.

Il maggior cliente dell'industria bellica svizzera è ancora la Germania: nel periodo gennaio - settembre ha acquistato beni per 117 milioni di franchi. Alle sue spalle si piazza l'Indonesia con 53,4 milioni. Altri clienti importanti sono Italia (33,9 milioni) e Stati Uniti (24,8 milioni).

In un comunicato, il Gruppo per una Svizzera senza esercito (GSsE) ha criticato le esportazioni verso l'Arabia Saudita, il Qatar e la Turchia. Questi Stati hanno acquistato materiale bellico per 6,9 milioni di franchi nei primi tre trimestri del 2014.

I tre Paesi, sottolinea il GSsE in una nota, non solo conoscono una situazione allarmante sul fronte dei diritti umani, ma sono anche sospettati di fornire materiale bellico all'autoproclamato Stato islamico (ISIS).

ats

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