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ITALIA/SVIZZERAMose di Venezia, società create ad hoc in Svizzera

04.06.14 - 15:26
Lo scandalo che ha coinvolto politici italiani prende forma. Scoperti 15 milioni evasi da tre società
foto archivio Keystone
Mose di Venezia, società create ad hoc in Svizzera
Lo scandalo che ha coinvolto politici italiani prende forma. Scoperti 15 milioni evasi da tre società

VENEZIA - Un'inchiesta che sconvolge Venezia. L'indagine sugli appalti del Mose, il sistema di dighe mobili per la salvaguardia della città lagunare, approda alle alte vette della politica e del management che fa capo alle società che partecipano alla realizzazione di una delle grandi opere indicate dalla Legge Obiettivo.

Venticinque persone sono in carcere, 10 ai domiciliari, due sono colpite dagli stessi provvedimenti ma si tratta di parlamentari e quindi ci vuole l'autorizzazione specifica. Questi ultimi sarebbero l'ex governatore del Veneto Giancarlo Galan, di Forza Italia e l'ex europarlamentare non rieletta dello stesso partito, Lia Sartori. Nello specifico, Galan è indagato dalla Procura di Venezia con l'accusa di aver ricevuto fondi illeciti per almeno 800 mila euro dal Consorzio Venezia Nuova (Cvn).

 

Ai domiciliari, tra gli altri, anche il sindaco di Venezia Giorgio Orsoni, Pd, coinvolto con l'accusa di finanziamento illecito di partito. Un terremoto che covava dal 2009 quando iniziarono le indagini della Finanza con accertamenti fiscali nell'ambito delle società collegate al Consorzio Venezia Nuova. Lo scorso anno il primo arresto eccellente, quello di Piergiorgio Baita, amministratore delegato della Mantovani Costruzioni, colosso del settore che partecipava ai lavori del Mose e che oggi è presente anche tra le aziende per l'Expo di Milano.

 

Pochi mesi dopo, finì in manette l'ingegner Giovanni Mazzacurati, presidente del Consorzio Venezia Nuova, considerato il "padre" del Mose. All'alba, 300 finanzieri hanno eseguito i 35 arresti e operato sequestri di beni per 40 milioni di euro con un blitz che ha gelato la città lagunare. Il procuratore capo Luigi Delpino ha spiegato che "è venuto alla luce un sistema ben radicato di illegalità ad un certo livello". Il procuratore aggiunto Carlo Nordio ha aggiunto: "Paragonabile alla vecchia Tangentopoli, ma più complessa e sofisticata".

 

Le indagini hanno evidenziato un giro di sovra fatturazioni false da parte di società create ad hoc in Svizzera e a San Marino per rastrellare fondi neri che servivano poi per oliare politici e funzionari ad alti livelli. Sono appena iniziate anche le verifiche fiscali con la scoperta di circa 15 milioni evasi da tre società, ma si tratta dell'inizio. Le indagini proseguono, ma il sistema illegale è stato letteralmente decapitato: "Abbiamo prove ben documentate - ha assicurato il procuratore Nordio - per questo i provvedimenti sono risultati tanto severi".

 

Ats

 

 

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