La massima Corte annulla con una decisione pubblicata oggi la sentenza del Tribunale cantonale che aveva stabilito l'illegalità delle perquisizioni, decisione contestata a Losanna dal Ministero pubblico neocastellano.
La sentenza dei giudici federali non si determina sulla questione della legalità delle perquisizioni: il compito al riguardo spetta ormai al Tribunale neocastellano delle misure coercitive.
Le perquisizioni erano state condotte in agosto nella casa del giornalista a La Chaux-de-Fonds (NE). Il computer gli era invece stato sequestrato a Locarno, dove Rocchi si trovava per seguire il Festival del film.
Queste misure erano state ordinate nei riguardi del redattore dopo una denuncia per diffamazione e violazione del segreto d'ufficio presentata da un professore dell'Università di Neuchâtel, accusato di plagio e mobbing dal giornalista di "Le Matin". In settembre, un'inchiesta amministrativa aveva confermato parzialmente le accuse.
Annunciando il proprio ricorso, il Ministero pubblico neocastellano aveva precisato che la tutela della libertà di stampa va ponderata in considerazione della garanzia, per le autorità pubbliche, di poter assumere decisioni senza pressioni esterne.