Cerca e trova immobili

SVIZZERAParlano le due svizzere arrestate a New York: "Dovevamo pregare per un po’ d’acqua"

11.02.13 - 09:26
Sono state arrestate la notte di capodanno con l’accusa di aver ballato il Gangnam su un'auto della polizia e di averla distrutta. Ora rompono il silenzio e raccontano cosa è davvero successo quella notte. Le ore in cella con le altre carcerate. La paura e l’umiliazione
None
Parlano le due svizzere arrestate a New York: "Dovevamo pregare per un po’ d’acqua"
Sono state arrestate la notte di capodanno con l’accusa di aver ballato il Gangnam su un'auto della polizia e di averla distrutta. Ora rompono il silenzio e raccontano cosa è davvero successo quella notte. Le ore in cella con le altre carcerate. La paura e l’umiliazione

NEW YORK - Volevano trascorrere la notte di Capodanno nella Grande Mela e godersi lo spettacolo per le vie della metropoli, e invece lo hanno trascorso in un  carcere di New York. La storia delle due sorelle svizzere, Isabelle e Silvia Braham, è finita sui giornali statunitensi ed è giunta anche a noi in Svizzera.

I giornali locali hanno raccontato che le due ragazze si sarebbero messe a ballare il Gangnam su un'auto della polizia, distruggendola. Le hanno soprannominate le Gangnam-Girls. Le due sono state ammanettate e portate in carcere. Questa la versione giunta a noi attraverso i giornali newyorkesi. Ma le  cose sarebbero andate diversamente. Oggi Isabelle e Silvia Braham hanno rotto il silenzio, e in una lunga intervista al portale 20 Minuten hanno raccontato la loro verità.

Finora siete state zitte. Il vostro avvocato vi ha consigliato di non parlare con i giornalisti. Come mai solo oggi rompete il silenzio?
Isabelle Braham
: "Volevamo che passasse un po' di tempo da quanto accaduto, anche per ripulire la nostra immagine. Sono state scritte troppe cose false su di noi".
Silvia Braham: "La gente deve sapere la verità, deve sapere che noi non siamo colpevoli".

Quindi la notte di San Silvestro non avete ballato il Gangnam sull'auto della polizia?
Silvia Braham
: "Assolutamente no. Non siamo mai salite su un auto della polizia"
Isabelle Braham: "La storia del Gangnam è un'invenzione del "New York Post"  per poter vendere meglio la notizia"

Cosa è successo allora esattamente la notte del 31 dicembre a New York?
Isabelle Braham:
"Ci trovavamo negli Stati Uniti, perché abbiamo dei parenti. Volevamo festeggiare l'ultimo dell'anno a New York. Mancavano pochi minuti a mezzanotte. Eravamo sulla Nona Strada. Volevamo assistere al mitico ballo sulla Times Square. Ad un certo punto la folla è diventata enorme. Non c'era più controllo. Non si poteva più andare da nessuna parte. Eravamo prigioniere della folla. Ci siamo spaventate, e spinte  dalla ressa ci siamo ritrovate vicino ad un'auto.

L'auto della polizia?
Silvia Braham:
"No. Era un'auto nera. Non abbiamo visto nessun veicolo della polizia. La gente saliva su quest'auto per allontanarsi dalla calca e saltare dall'altra parte. Noi avevamo trovato rifugio dietro la macchina e avevamo la schiena verso la vettura, quindi non la vedevamo neppure l’auto, tanto meno siamo salite su per demolirla. È successo tutto in un attimo: due agenti della polizia hanno iniziato ad urlare contro di noi "Who fucking made this?". Ci hanno ammanettate e gettate a terra.

Dunque si trattava di un'auto civetta della polizia?
Silvia Braham:
"Lo abbiamo chiesto diverse volte agli agenti. Ma non ci hanno mai confermato nulla"

Perchè allora hanno arrestato voi e non gli altri?
Isabelle Braham:
"Gli altri erano già tutti scappati. La polizia ha visto noi due dietro l'auto e hanno dedotto che l’avessimo distrutta noi".

Come hanno reagito le altre persone attorno a voi? Non sono intervenute per dire che non eravate voi le responsabili?
Isabelle Braham: "Nessuno ha reagito, ed è questa la cosa grave. Nessuno ha mostrato interesse".

Eravete ubriache?
"No"

Cosa è successo dopo?
Silvia Braham
: "Continuavamo a chiedere cosa avessimo fatto di male, ma loro continuavano ad urlarci ‘Shut the fuck up’. Ci dicevano che le videocamere avevano ripreso tutto, di guardare quello che avevamo combinato. Vicino a noi c'era l'auto effettivamente distrutta. Il tetto era sprofondato. Non avremmo mai fatto una cosa simile. Non abbiamo mai avuto problemi con la legge"
Isabelle Braham: “Abbiamo pensato che le telecamere sarebbero state la nostra salvezza e avrebbero dimostrato che noi non c'entravamo nulla".

Che cosa è successo alla stazione di polizia?
Isabelle Braham
: "Ci hanno portato via tutto: passaporti, soldi e telefonini. Hanno preso le nostre impronte digitali, e hanno scattato fotografie. Senza alcuna spiegazione ci hanno portato in una cella. Con noi c'erano un'immigrata clandestina e una venditrice abusiva. Siamo rimaste lì per 10 ore".
Silvia Braham: "È stato terribile. Dovevamo pregare per ricevere un po' di acqua".

In che senso?
Isabelle Braham:
"Un poliziotto ci diceva che questa volta toccava alla Svizzera. Che gli Stati Uniti l'avrebbero fatta pesare al nostro paese. Siamo state quindi trasferite in un'altra cella dove c'erano ancora più donne. Siamo state liberate solo dopo 18 ore".

Il primo gennaio c'è stata la prima udienza
Isabelle Braham
: "Sì. Ci sono stati assegnati due difensori d'ufficio. Volevano che ci dichiarassimo colpevoli. Non lo abbiamo fatto. Il tutto, davanti al giudice, è durato pochi secondi. L'appuntamento successivo era per il 4 gennaio"

E il video che avrebbe dovuto scagionarvi?
Silvia Braham:
"Non è mai stato mostrato"

Come si è comportato il Consolato svizzero in questa storia?
Isabelle Braham:
"Sono stati tutti molto gentili, ma non potevano aiutarci più di tanto. Ci hanno dato una lista di avvocati. Potevamo sceglierne uno"

Cosa è andata alla seconda udienza, quella del 4 gennaio?
Isabelle Braham
: "È andata ancora peggio. Il difensore d'ufficio è arrivato con due ore di ritardo, noi lo aspettavamo fuori dall'aula e così abbiamo perso la chiamata del giudice che era furibondo. Quando siamo rientrate in aula, il giudice ha chiamato il giornalista del New York Post che ha iniziato a scattare un centinaio di foto. Ero scioccata. Alla fine ci hanno dato un'altra udienza per il 4 aprile".

Con la pubblicazione dei vostri visi e nomi sul 'New York Post' siete diventate note. La notizia è giunta anche in Svizzera. Cosa avete provato in quel momento?
Isabelle Braham
: "Abbiamo visto su Internet le notizie su di noi. Per un attimo ho pensato che la mia vita fosse rovinata per sempre"

Siete riuscite a negoziare un accordo?
Isabelle Braham:
"No. Abbiamo ottenuto i nostri passaporti a condizioni che per i prossimi sei mesi non ci rendiamo responsabili di crimini negli Stati Uniti. Solo in questo modo verrà ritirata la denuncia. La procuratrice ha capito che dovevo tornare a casa per poter continuare i miei studi".

Avete dovuto pagare una multa?
Isabelle Braham
: "No, nessuna multa"

Quanto avete speso per l'avvocato?
Isabelle Braham
: "Preferiamo non dirlo"

Ora siete tornate in Svizzera. Come hanno reagito parenti e amici?
Isabelle Braham
: "Tutto sommato bene. Anche all'Università non ci sono stati particolari problemi. Ho ricevuto sostegno da molte persone. Molti sms, e tutti sono convinti che siamo innocenti".

So che volevate raccontare la vostra esperienza e ricavarci un po' di soldi con un'intervista in esclusiva.
Isabelle Braham
: "È stata una pessima idea. Alcuni conoscenti ci avevano detto che avevamo vissuto un'esperienza talmente terribile che potevamo farci un po' di soldi con qualche intervista. Abbiamo rifiutato la proposta e non abbiamo mai chiesto soldi".

Tornerete negli Stati Uniti?
Isabelle Braham:
"Certo. Non abbiamo alcun risentimento verso gli Stati Uniti. Piuttosto abbiamo paura che possa succedere di nuovo una cosa simile. Non si puo' mai sapere nella vita".

Entra nel canale WhatsApp di Ticinonline.
NOTIZIE PIÙ LETTE