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BASILEA CITTÀAl via il processo al lanciatore di tegole

06.12.12 - 12:21
Il 32enne che ha tenuto con il fiato sospeso Basilea nel maggio del 2011 rischia l'internamento. Le 50 ore dell'uomo sul tetto raccontate in aula
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Al via il processo al lanciatore di tegole
Il 32enne che ha tenuto con il fiato sospeso Basilea nel maggio del 2011 rischia l'internamento. Le 50 ore dell'uomo sul tetto raccontate in aula

BASILEA - Oggi è il giorno del processo per "il lanciatore di tegole". L'uomo è comparso questa mattina nell'aula del Tribunale di Basilea Città accusato dei reati di danneggiamento, tentativo di lesioni semplici, interruzione dei trasporti pubblici, violenza e minacce a pubblico ufficiale.

I fatti -  La procura basilese ha ricostruito minuto per minuto quei due giorni che hanno tenuto con il fiato sospeso Basilea. Era il 16 maggio del 2011. A Basilea splendeva il sole. Una bella giornata di primavera. L'uomo si era svegliato presto. Alle 7.15 del mattino il 32enne getta una lattina piena di birra da mezzo litro dalla finestra del suo appartamento, che si trova all'ultimo piano di un caseggiato di Bruderholzstraße 92. La lattina ha sfiorato un passante ed è finita sul tetto di una auto parcheggiata sulla strada.

La giornata di oggi servirà al giudice per capire i motivi che hanno spinto l’uomo a comportarsi in quel modo. Secondo la procura basilese, il 32enne sarebbe stato afflitto da un dolore cosmico, originato da un malessere esistenziale che si è tramutato in rabbia nei confronti del mondo. Sembra che a scatenare la follia sia stata la morte dei suoi pesci che aveva in un acquario.

Dopo la lattina, l'uomo ha dapprima buttato dalla finestra una testa di budda di argilla e poi un sacco da 10 chili di terra per giardino. Il 32enne ha poi riempito per tre volte l'acquario da 14,5 litri e ha versato il contenuto dal balcone. Se i pesci fossero ancora nell'acquario o meno e che fine abbiano fatto non è dato sapere. La magistratura non è riuscito a stabilirlo. Poco attimi dopo, sulla strada ci è finito anche l'acquario.

L’arrivo delle forze dell’ordine - Alle 10 di quel mattino sono intervenuti in modo massiccio ambulanze, pompieri e forze dell'ordine speciali. In quel momento l'uomo si trovava sul balcone e per sfuggire all'arresto si era arrampicato sul tetto. Alle 10.30 è cominciata a volare la prima tegola.

A quel punto le forze di sicurezza hanno sbarrato la strada e deviato il percorso delle linee tramviarie numero 15 e 16.
Poco dopo mezzogiorno si presentano sul balcone dell'appartamento dell'uomo alcuni agenti delle forze speciali. Cercano di parlare con l'uomo, di convincerlo a scendere. Il 32enne, cittadino svizzero, ha risposto con lancio di tegole al loro indirizzo, provocando il ferimento di un agente.

La minaccia di suicidio - Durante la sua forma di protesta e di rabbia, che ha tenuto con il fiato sospeso l’intera Svizzera, l’uomo ha ricevuto da bere dagli agenti, mentre un’équipe di psichiatri e un monaco buddista cercavano di far tornare alla ragione l'uomo.  L'uomo minacciava di suicidarsi e gli agenti hanno evitato l'intervento violento, proprio per evitare la tragedia.

La lattina di Red Bull - La situazione conosce una svolta improvvisa il 18 maggio alle ore 10.35. Il lanciatore di tegole, affamato e indebolito, viene tentato da uno degli agenti presenti nel suo appartamento con una lattina di Red Bull. Al momento in cui l'uomo ha abbassato il braccio per prendere la bibita, un agente gli ha afferrato il braccio e lo ha trascinato giù. Il 32enne è stato poi immobilizzato e arrestato.

L'uomo rischia l'internamento - I danni calcolati dal dipartimento di giustizia ammontano a 340mila franchi. A questi bisogna aggiungere i danni al tetto, di 32mila franchi.
L'uomo soffre dal 2001 di una grave malattia psichiatrica e ha subito in passato trattamenti e ricoveri in cliniche specializzate. Nel 2008 è stato dimesso e rimesso in libertà per un periodo di prova in cui avrebbe comunque dovuto continuare la terapia. Sembrava che il periodo di prova potesse essere prolungato, ma così non è stato. E’ arrivata la morte dei suoi pesci e il fragile equilibrio dell’uomo è stato di nuovo rotto. L’uomo rischia l’internamento.
 

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