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SVIZZERAUn argoviese ha diretto la prigione della tortura in Siria

14.11.19 - 12:31
Lo svizzero Thomas C. è stato tra i primi europei a partire per la Jihad e in breve tempo ha scalato le gerarchie dello Stato Islamico. Ha formato alcuni terroristi che hanno colpito l'Europa
Keystone (archivio)
Ha addestrato alcuni terroristi che hanno colpito Bruxelles nel 2016.
Ha addestrato alcuni terroristi che hanno colpito Bruxelles nel 2016.
Un argoviese ha diretto la prigione della tortura in Siria
Lo svizzero Thomas C. è stato tra i primi europei a partire per la Jihad e in breve tempo ha scalato le gerarchie dello Stato Islamico. Ha formato alcuni terroristi che hanno colpito l'Europa

ZURIGO - Per i servizi segreti elvetici, per molto tempo, è stato un fantasma. Perfino gli stessi combattenti dell'ISIS non sapevano che Thomas C. era uno svizzero convertito all'Islam proveniente dal canton Argovia. «Pensavamo fosse un tedesco di Francoforte sul Meno», precisa un foreign-fighters tedesco attualmente in prigione.

In effetti Thomas C. ha vissuto nella città dell'Assia per quasi sette anni. «Oltre al tedesco, parla fluentemente il francese, l'inglese e l'arabo. Questo lo rende molto prezioso per il Califfato».

Da hotel a carcere - L'argoviese è uno dei primi europei a partire per la Jihad e nel 2013 giunge in Siria. Qui scala rapidamente le gerarchie del Califfato e sotto lo pseudonimo di Emir gestisce i servizi segreti dell'ISIS a Manbij. Un crocevia importante visto che la città si trova nei pressi del confine turco ed è uno dei punti di ingresso più popolari per i combattenti stranieri che vogliono unirsi al Califfato. «Il fatto che Thomas C. sia stato messo a capo dei servizi segreti di questa città dimostra l'enorme fiducia in lui riposta». Lo svizzero è pure responsabile della prigione principale di Manbiji, un ex complesso alberghiero trasformato da Thomas C. in luogo di reclusione e tortura dello Stato islamico. Qui furono imprigionati oltre cento detenuti, sia locali che stranieri.

Guardie con cinture esplosive - L'argoviese ha tutto sotto controllo e riduce al minimo ogni tipo di rischio. Ordina alle guardie della prigione di indossare cinture esplosive: «Tutti portavamo quella cintura», riferisce uno di loro. Thomas C. è molto cauto. Non si fa mai fotografare. E si fa chiamare con vari pseudonimi, tra i quali Abu Hajir, Abdullah as-Swissri e Abu Musab al-Germani.

Thomas C. diventa sempre più influente e trae beneficio dagli ottimi rapporti intrattenuti con Abu Muhammad al-Adnani - il capo dei servizi segreti esteri (EMNI) dello Stato islamico. L'argoviese - stando a informazioni della Bild - sposa una parente di Adnani e entra nella stanza dei bottoni. Gli viene assegnato un ruolo direttivo nella sezione Operazioni esterne della formazione islamista, dove verrà coinvolto nella pianificazione degli attacchi perpetrati dell'ISIS in Europa. Sempre secondo fonti del giornale tedesco, lo svizzero avrebbe addestrato due dei terroristi che colpirono Bruxelles il 22 marzo 2016 e che provocò 32 vittime.

Thomas C. è ancora vivo? - Tre anni dopo, quando il Califfato inizia a collassare, Thomas C. scompare dai radar. Svanisce nel nulla. Visto che nessuno sa dove si trova, l'incarto aperto in Svizzera viene chiuso. Ufficialmente l'argoviese è considerato morto. Ma gli osservatori che monitorano la scena jihadista hanno più di un dubbio sulla sua effettiva dipartita. «Supponiamo che Thomas C. sia ancora viva», precisano a 20 Minuten. Potrebbe pure essere dietro ai recenti attentati sventati in Germania.

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