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ZURIGOLui pubblica le foto porno. Lei si suicida. Pena ridotta per lui

16.09.19 - 17:26
Aveva pubblicato foto di nudo di una minorenne finlandese con la quale chattava. Condannato inizialmente a 42 mesi di carcere, ne dovrà scontare 28 in una struttura di recupero
Lui pubblica le foto porno. Lei si suicida. Pena ridotta per lui
Aveva pubblicato foto di nudo di una minorenne finlandese con la quale chattava. Condannato inizialmente a 42 mesi di carcere, ne dovrà scontare 28 in una struttura di recupero

ZURIGO - Si è presentato in aula in camicia bianca e pantaloni e neri. Sul banco degli imputati dell’Alta corte di Zurigo, oggi, era chiamato a deporre il 31enne svizzero che tre anni fa ha chiesto a una ragazza finlandese, minorenne, di inviargli sul telefonino alcune foto di nudo.

Lo zurighese aveva inviato alla giovane numerose sue foto nudo. In seguito, aveva insistito per convincerla a fare lo stesso, riuscendo nel suo intento e ricevendo 11 immagini in cui la 14enne si mostrava senza vestiti.

Più tardi, l'uomo aveva minacciato di mandare i nudi a famigliari e compagni di classe della vittima, qualora lei non gliene avesse spediti altri o avesse interrotto i rapporti. A giugno 2017, tre mesi dopo l'ultimo contatto fra i due, la ragazzina si è tolta la vita. L'adolescente, va precisato, soffriva già di gravi problemi psichici, prima ancora di fare la conoscenza dell'imputato.

Solo per i like - «Volevo semplicemente avere sue foto di nudo e l’unico modo per averle era di fare pressione» ha raccontato  durante il processo il giovane. Ne voleva di più, per poterle pubblicare tutte sui siti porno. Il motivo? Provare la piacevole sensazione di vedere gli utenti mettere "like".

«Non sapevo cosa stavo facendo» - «Non la conoscevo. In chat le dicevo che l’amavo. Ma non era vero. Lo facevo solo per ricevere le sue foto di nudo» ha raccontato l’imputato. Che ha cercato di giustificarsi: «In quel periodo non pensavo che il mio comportamento fosse sbagliato, non sapevo che stavo facendo del male a una persona». Oggi afferma di pensarla diversamente, anche perché da tempo sta seguendo una terapia. «Mi dispiace per quello che la ragazza ha dovuto attraversare per colpa mia. Una cosa del genere non dovrebbe mai più accadere». 

Il suicidio - Dopo tre mesi di conversazioni nelle chat, la ragazza finlandese ha deciso di togliersi la vita. Il procuratore pubblico ha tenuto a sottolineare che non è possibile determinare una diretta conseguenza tra l’estremo gesto della ragazza e l’ignobile azione del ragazzo. La finlandese si è suicidata per le sue foto nude sui siti porno? La risposta oggi non c’è. «So che le mie azioni hanno avuto un peso importante sulla sua scelta», ha però ammesso l'imputato.

L’imputato ha saputo della morte della ragazza solo quando era in carcere. «Ho pianto, sono stato sopraffatto. Non avrei mai pensato che l'avrebbe fatto».

La difesa si è battuta per una pena minore - Il tribunale distrettuale di Uster, a novembre, ha condannato l'uomo a una pena detentiva di 42 mesi, e a seguire a un trattamento terapeutico. Una sentenza alla quale la difesa del ragazzo si è opposto chiedendo una pena inferiore, 12 mesi con la condizionale, e avanzando la richiesta di non prendere in considerazione il gesto estremo della giovane non essendoci alcun legame dimostrabile di causa-effetto tra i fatti e il suicidio.

Anche il procuratore ha definito eccessivi i 3 anni e mezzo di condanna chiesti dal Tribunale distrettuale Uster, proponendo una cura di due anni in una struttura di recupero. «Se la Corte Suprema confermasse questa sentenza, creerebbe un precedente per i casi di sexting» ha dichiarato il procuratore.

A fine dibattimento, dopo attente valutazioni, il giudice ha condannato il ragazzo a una pena detentiva di 28 mesi (per coazione sessuale e atti sessuali con fanciulli) da scontare però in una struttura di recupero. In sostanza l’Alta Corte ha stabilito che era possibile e necessario ignorare la tragedia del suicidio nel valutare la sentenza. 

Nel verdetto, il giudice ha pure criticato il Tribunale distrettuale Uster. «La sentenza di prima istanza era decisamente troppo alta».

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