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SVIZZERAViolentata in clinica dal suo psicoterapeuta: «E lui lavora ancora»

03.02.19 - 17:20
Il caso di una basilese, vittima del suo terapeuta che doveva aiutarla a guarire dagli abusi subiti in gioventù, e la sua battaglia per la giustizia: «Denunciate sempre»
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Violentata in clinica dal suo psicoterapeuta: «E lui lavora ancora»
Il caso di una basilese, vittima del suo terapeuta che doveva aiutarla a guarire dagli abusi subiti in gioventù, e la sua battaglia per la giustizia: «Denunciate sempre»

AARAU -  La storia e la sofferenza di Ruth* difficilmente potrà essere riassunta a parole: vittima di abusi, da parte di più persone, in tenera età e ancora da adulta, da parte di chi avrebbe dovuto – invece – aiutarla a guarire: il suo psicoterapeuta.

Il caso, ripreso dalla SonntagsZeitung, di una 40enne di Basilea ricoveratasi in clinica ad Argovia e costretta a reiterati rapporti sessuali dal suo terapeuta con il quale si era inizialmente stabilito un legame di fiducia. L'uomo, però, con il tempo ha ridotto le distanze arrivando prima al contatto improprio e poi ai rapporti.

Decine. Sarebbero 15, stando agli atti d'accusa, solo nel 2013. Per Ruth il peso emotivo è insostenibile: «Bevevo costantemente, andavo alle sessioni già ubriaca», conferma al domenicale, «non vedevo più vie di salvezza, ho pensato più volte di farla finita».

Nel 2016 però trova il coraggio e denuncia il fatto al medico cantonale di Argovia. Purtroppo però il suo aguzzino l'aveva preceduta, avvertendo l'allora responsabile: «Sapeva che lo avrei fatto», racconta la donna.

L'indagine interna – che non la coinvolge in nessun modo – non porta a nulla, l'uomo viene ritenuto «non affetto da patologie mentali» e «dall'inesistente rischio di recidiva» e quindi continua ad esercitare.

Perché succeda qualcosa bisogna aspettare la denuncia in tribunale che porterà a una condanna. Ma anche qui la pena è limitata: 81'000 franchi sospesi, 6'000 da pagare e un divieto di esercitare per due anni, ma solo con le pazienti femminili. Il terapeuta quindi continua (e continuerà) a lavorare.

Ruth non si dà ragione: «Il verdetto per me era importante, non capisco come si possa lasciare che una persona del genere torni in futuro a lavorare con delle donne... Alle vittime di abusi però dico: denunciate, ci vuole forza, ma fatelo sempre».

 *nome modificato dalla redazione

Raramente si arriva a denunciare

La basilese, conferma la SonntagsZeitung, non è la sola. Nel 2017 il Tribunale federale ha riconosciuto colpevole un terapeuta zurighese che ha abusato di una donna tossicodipendente. Sempre di quell'anno il caso di un'altro professionista grigionese che, durante le sue sessioni, ha imposto pratiche di sesso orale.

Secondo l'Organizzazione svizzera dei pazienti (Osp) chi subisce questo tipo di molestie di rado poi le denuncia: «Il rapporto fra paziente e psicoterapeuta è basato sulla fiducia, molte non osano sfidare quella che è comunque una figura autoritaria», spiega la responsabile Barbara Züst, «senza contare che si tratta di persone malate e che spesso non hanno la forza per affrontare questa battaglia. In tribunale, poi, queste violenze sono difficili da provare».

 

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