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BERNA / VAUDL'assassino di Unterseen resta in carcere per «rischio di recidiva»

07.12.18 - 12:17
L'uomo ha già scontato 17 anni di carcere. Era stato riconosciuto colpevole di assassinio e di altri delitti
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L'assassino di Unterseen resta in carcere per «rischio di recidiva»
L'uomo ha già scontato 17 anni di carcere. Era stato riconosciuto colpevole di assassinio e di altri delitti

LOSANNA - Dopo 17 anni di detenzione, le autorità ritengono che il principale autore dell'assassinio di un apprendista 19enne avvenuto il 27 gennaio 2001 a Unterseen, presso Interlaken (BE), presenta un rischio di recidiva e fuga. Il Tribunale federale (TF) conferma il rifiuto di alleggerimento dell'esecuzione della pena.

Nel agosto del 2005 l'uomo, giovane neonazista come la vittima, era stato condannato all'ergastolo. La Corte d'appello del Canton Berna lo aveva riconosciuto colpevole di assassinio e di una serie di altri delitti. L'oggi 39enne è in carcere dal febbraio del 2002.

Assieme ad altri giovani, membri di una cellula neonazista da loro fondata e pomposamente battezzata "Ordine dei cavalieri ariani", avevano ucciso un 19enne nella tarda serata del 27 gennaio 2001 presso i ruderi del castello di Weissenau, sulle sponde del lago di Thun (BE).

Il ragazzo - colpevole, a loro dire, di aver violato la consegna del silenzio - era stato ammanettato, imbavagliato e poi colpito selvaggiamente a più riprese con un tubo di metallo dal capo della banda, l'oggi 39enne. Il cadavere era stato in seguito trasportato fino alle Beatushöhlen (grotte di San Beato) e gettato nel lago con grossi pesi in modo che andasse a fondo. Il corpo fu ritrovato il 22 febbraio 2001, a circa sei metri di profondità.

Finora al 39enne non è stato concesso nessun alleggerimento della pena, ricorda il TF nella sua sentenza. Il detenuto si è rifiutato di sottoporsi a una terapia e di collaborare a una perizia.

Nel suo ricorso, l'uomo affermava di non volersi sottrarre agli obiettivi della detenzione, ma criticava le terapie dei servizi psichiatrici, volte, secondo lui, a individuare un disturbo psichico per giustificare un suo internamento.

La Commissione concordataria di esame della pericolosità dei delinquenti ha concluso che l'uomo non ha coscienza del suo atteggiamento problematico. Il suo comportamento è apparentemente corretto, ha sottolineato, ma egli è suscettibile, dominatore e agisce da manipolatore. Il 39enne si è distanziato dall'estremismo di destra, ma la commissione ritiene che le sue siano solo dichiarazioni di facciata.

Basandosi su queste constatazioni, la Corte suprema ha ritenuto che non ci sia nessun cambiamento positivo e durevole nella personalità del detenuto. Per questo motivo il rischio di recidiva - anche per delitti violenti - è giudicato alto.

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