Il primo istituto elvetico dovrà rispondere degli oltre 10 miliardi di euro di patrimoni non dichiarati e della "caccia" illegale a ricchi clienti francesi
ZURIGO - Oltre 10 miliardi di euro (oltre 11 miliardi di franchi al cambio attuale) di patrimoni non dichiarati e una "caccia" illegale a ricchi clienti francesi: sono gli ingredienti del processo contro UBS apertosi oggi pomeriggio davanti al Tribunale correzionale di Parigi.
Vi è ancora incertezza sul proseguimento dei dibattimenti, i primi in Francia su una frode di tale portata. La difesa promette infatti un'aspra battaglia procedurale.
Davanti alla sede del tribunale e fino all'entrata della sala d'udienza, l'ex banchiere di UBS Bradley Birkenfeld, che con la sua testimonianza ha permesso alla giustizia americana di mettere in ginocchio la più grande banca elvetica, distribuiva il suo libro già peraltro uscito anche in italiano («Il banchiere di Lucifero. Come ho distrutto il segreto bancario svizzero»).
Tutto sorriso, l'americano ne ha consigliato la lettura, «edificante», al rappresentante di UBS, che ha risposto di «non aver avuto il tempo di leggerlo». «Già, è molto occupato», ha replicato Birkenfeld.
I dibattimenti si terranno per tre mezze giornate alla settimana fino al 15 novembre.
La maggiore banca elvetica dovrà far fronte ad accuse pesanti che, potenzialmente, potrebbero costarle caro: in base al codice penale francese l'istituto rischia una multa che potrebbe arrivare sino alla metà del valore dei fondi in relazione ai quali sono avvenute le operazioni di riciclaggio, quindi a 5 miliardi di euro.
L'istituto è accusato di essere andato alla caccia di clienti in Francia, fra il 2004 e il 2012, per convincerli ad aprire in Svizzera conti non dichiarati alle autorità tributarie. Gli inquirenti stimano che gli averi celati allo sguardo del fisco ammontino ad almeno 10 miliardi di euro.
Concretamente, la casa madre elvetica UBS deve rispondere di fornitura illecita di servizi finanziari a domicilio ("démarchage") e di riciclaggio aggravato del provento di frode fiscale. La filiale francese, dal canto suo, è accusata di complicità nei medesimi delitti.
Alla sbarra saranno chiamati a comparire anche sei alti dirigenti dell'istituto in Francia e Svizzera. Fra loro figura Raoul Weil, ex numero tre del gruppo bancario, già giudicato e poi assolto negli Usa, e l'ex numero due di UBS Francia, Patrick de Fayet.
Il processo rappresenta l'atto finale di inchieste avviate nel 2011. Secondo gli inquirenti, UBS ha messo a punto un dispositivo per nascondere fondi non dichiarati, in particolare attraverso società off shore, trust e fondazioni.
L'istituto, stando all'accusa, ha inviato illegalmente personale in Francia per reperire una clientela facoltosa, in occasione di ricezioni e feste, e convincerla ad aprir conti non dichiarati in Svizzera.
Per mascherare i movimenti di capitale illeciti tra Francia e Confederazione, la banca è accusata di aver predisposto una doppia contabilità.
È questo sistema ad essere stato denunciato da ex dipendenti, come Nicolas Forissier, già responsabile dell'audit interno di UBS France e uno dei principali whistleblower in questa vicenda.
Nel corso della procedura, UBS è stata posta nel luglio 2014 sotto controllo giudiziario con l'obbligo di versare una cauzione di 1,1 miliardi di euro.
Tra i testimoni figura anche Peter Kurer, presidente del consiglio di amministrazione della banca dal 2008 al 2009 e, in precedenza, giurista capo dell'istituto finanziario elvetico.
UBS intende vendere cara la sua pelle. In una presa di posizione scritta inviata all'agenzia di stampa finanziaria AWP, l'istituto dichiara di attendere il processo per poter finalmente rispondere ai rimproveri sovente infondati e frequentemente diffusi sotto forma di fughe di notizie nei media, in violazione manifesta della presunzione di innocenza e del segreto istruttorio.