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GINEVRALa "principessa" uzbeka e il fallimento miliardario di una ditta di Zugo

04.10.18 - 11:41
La bella vita della figlia dell'ex presidente uzbeko veniva finanziata dalla Zeromax, che ha lasciato dietro di sè un debito di circa 5,6 miliardi di franchi
Keystone
Gulnara Karimova durante una sua sfilata di moda
Gulnara Karimova durante una sua sfilata di moda
La "principessa" uzbeka e il fallimento miliardario di una ditta di Zugo
La bella vita della figlia dell'ex presidente uzbeko veniva finanziata dalla Zeromax, che ha lasciato dietro di sè un debito di circa 5,6 miliardi di franchi

GINEVRA - Una principessa, gioielli da milioni di dollari, un fallimento da record, un’indagine federale e molti lati ancora oscuri. Potrebbe sembrare la trama di un film, invece sono gli elementi di una vicenda che si trascina da anni, raccontata da “24 heures”.

Protagonista della vicenda è un’azienda di Zugo, la Zeromax, fondata nel 2005. A collegare la principessa Gulnara Karimova, figlia dell’allora presidente uzbeko Islam Karimov, all’azienda zughese sono dei gioielli tutt’altro che economici: un anello con un enorme diamante rosso da milioni di franchi, e una collana di rubini rossi, acquistata per 500’000 franchi. I preziosi non sarebbero stati pagati dalla stessa principessa, ma dalla Zermoax, tra il 2006 e il 2009. È quanto conferma un rapporto della polizia giudiziaria federale destinato al Ministero pubblico della Confederazione, risalente al 2016. I gioielli sono stati trovati dagli investigatori in due cassette di sicurezza di una banca ginevrina.

La Zeromax si occupava del commercio di petrolio e di gas uzbeko. Ma non solo: l’azienda zughese veniva usata anche per pagare la costruzione di edifici, tra cui anche la “Casa Bianca”, un palazzo da 800 milioni di franchi eretto nella città uzbeka di Tachkent. Tuttavia l’azienda nel 2010 è fallita, lasciando un debito di circa 5,6 miliardi di franchi nei confronti di 191 creditori. Si tratta del secondo fallimento più importante della storia svizzera dopo Swissair, ricorda “24 heures”.

Ma chi controllava realmente l’azienda? Qui la questione si fa ancora più oscura. Stando al registro di commercio di Zugo, gli azionisti e amministratori della Zeromax erano due cittadini uzbeki. Ma proprio in Uzbekistan si mormora che dietro l’azienda ci fosse la principessa Gulnara Karimova.

La polizia giudiziaria federale aveva confermato questa ipotesi. Nel rapporto vengono infatti menzionati, oltre ai gioielli già citati, altri preziosi trovati nella sua villa di Ginevra, fatture milionarie di imprese svizzere e tedesche per la ristrutturazione della villa a Cologny, acquisti immobiliari in Francia e a Hong Kong, così come alcuni trasferimenti di calciatori professionisti europei attraverso l’Uzbekistan.

Inoltre gli investigatori hanno trovato diversi pagamenti destinati proprio alla figlia dell’ex presidente, per un totale di 130 milioni di franchi. Gli investigatori hanno anche scovato dei trasferimenti di soldi dai conti della Zeromax dalla Gazprombank di Zurigo verso dei conti offshore, sempre collegati a Gulnara Karimova, per un totale di 370 milioni di dollari.

Ma c’è dell’altro: nel 2013 l’MPC ha congelato 800 milioni di franchi sempre appartenenti alla figlia dell’ormai ex presidente, per sospetto di riciclaggio, e aveva avviato un procedimento penale nei confronti della donna.

Nel 2014 l’MPC aveva dapprima ammesso alla procedura penale il curatore fallimentare dell’azienda zughese, salvo poi escluderlo nel 2017. Tuttavia i giudici di Bellinzona non hanno potuto stabilire che Gulnara Karimova «esercitasse un controllo sulla società». I dirigenti infatti avevano testimoniato in favore della principessa. Testimonianze che gli avvocati dei creditori ritengono siano state estorte attraverso minacce.

Nel maggio scorso il Consiglio federale ha deciso di restituire provvisoriamente la somma congelata all’Uzbekistan, ritenendo che i soldi «provengano da atti di corruzione a danno dello Stato uzbeko».

I creditori, che speravano di ottenere un indennizzo dai soldi congelati, ora si ritrovano con debiti non indifferenti.

La stessa società ginevrina Chronolux, che aveva venduto alla donna il diamante rosso, si è ritrovata con «6-7 milioni di insoluto», e l’amministratore ha dichiarato di aver dovuto chiudere.

Ma ecco l’ultimo colpo di scena: l’anello, fatturato 19,5 milioni di dollari dalla gioielleria francese Boucheron, è stato rivenduto dalla Chronolux alla principessa uzbeka per quasi 25 milioni. L’esperto della polizia ha però stimato il valore dell’anello attorno ai 2,5 milioni.

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