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SVIZZERAAssolti Blancho e Illi

15.06.18 - 16:26
Condannato invece Naim Cherni per propaganda del terrorismo
tipress
Assolti Blancho e Illi
Condannato invece Naim Cherni per propaganda del terrorismo

BELLINZONA - Il Tribunale penale federale (TPF) ha riconosciuto Naim Cherni, membro della direzione del Consiglio centrale islamico della Svizzera (CCIS) e produttore di due film controversi, colpevole di propaganda a favore di al-Qaida e organizzazioni associate e lo ha condannato a una pena detentiva di 20 mesi sospesa con la condizionale. Gli altri due imputati, Nicolas Blancho e Qaasim Illi, pure dirigenti del CCIS, sono stati assolti.

A questi ultimi il Ministero pubblico della Confederazione (MPC) ha rimproverato l'approvazione della diffusione dei video e di averne fatto la promozione.

Per la presidente del TPF non vi sono dubbi sul fatto che il video più controverso, un'intervista filmata del leader religioso Abdallah al-Muhaysini, costituisca propaganda. La corte di Bellinzona constata che Cherni, il principale imputato, non si distanzia dalle affermazioni di al-Muhaysini e, anzi, considera il suo interlocutore un amico e ne apprezza l'influenza.

Per la corte, al-Muhaysini è un leader dell'organizzazione Jaysh-al-Fath, a cui è affiliata al-Nusra, succursale siriana di al-Qaida.

Nelle motivazioni della sentenza, la presidente non si è espressa sulla valenza giornalistica dei film. Se di giornalismo si fosse trattato, avrebbe fatto stato la libertà di stampa e Cherni non sarebbe stato condannato.

Il TPF ha assolto Qaasim Illi e Nicolas Blancho, presidente del CCIS, perché l'accusa non è riuscita a dimostrare i fatti.

Il MPC si dice soddisfatto per il fatto che i film siano stati considerati come propaganda, ha dichiarato il portavoce André Marty. Un esame delle motivazioni scritte permetterà di valutare la rilevanza della sentenza per la lotta al terrorismo, ha aggiunto Marty.

Dal canto suo Cherni, contattato da Keystone-ATS, ha deplorato che il TPF non abbia affatto considerato le motivazioni alla base del film. Si trattava, ha detto il dirigente del CCIS, di rivolgersi ai giovani mettendoli in guardia da simpatie per l'Isis. Non può quindi essersi trattato di propaganda.

Secondo Cherni, la sentenza di fatto impedisce a qualsiasi giornalista, senza un'approfondita analisi preliminare, di svolgere un'intervista in o riguardo alla Siria, dato che nel paese «di fatto ognuno potrebbe avere a che fare con al-Qaida».

L'atto d'accusa per violazione della legge federale che vieta le organizzazioni terroristiche al-Qaida, Stato islamico (Isis) e organizzazioni associate è stato articolato in particolare proprio attorno alla videointervista in cui Cherni, 26enne tedesco residente a Berna, che secondo i servizi segreti elvetici "da anni contribuisce a radicalizzare giovani musulmani in Svizzera e mobilitarli per la lotta jihadista", interroga il leader religioso.

Secondo la procura federale, le immagini con al-Muhaysini proposte dal CCIS non sono "un'intervista giornalistica in esclusiva" condotta secondo le regole della professione, quanto piuttosto una piattaforma di propaganda islamista per lo stesso al-Muhaysini.

Il MPC ha chiesto per i tre una pena di due anni di carcere con la condizionale, con un periodo di prova di cinque anni.

Per il CCIS, piccolo gruppo islamista molto attivo e presente sui social media, al-Muhaysini non è mai stato membro di al-Qaida o della sua succursale siriana al-Nusra, ma un "costruttore di ponti" tra i vari gruppi ribelli siriani e un attivo oppositore dell'organizzazione terroristica Isis. Cherni ha sostenuto che con i suoi video ha voluto mettere in guardia contro l'Isis. I tre imputati hanno denunciato un processo politico.

Il legale di Cherni ha ammesso che la videointervista rientrasse nella categoria del "giornalismo compiacente" e fosse di scarsa qualità, ma ha fatto valere per il suo assistito il diritto fondamentale alla libertà di opinione e informazione.

Il difensore di Blancho ha sostenuto che il CCIS con i due video ha voluto impedire che dei giovani si affiliassero allo Stato islamico. Si è scelto Winterthur (ZH) per la prima proiezione dei due video (nel dicembre 2015), proprio in funzione anti-Isis, perché era noto che nella città erano stati radicalizzati alcuni giovani. L'avvocato ha anche rilevato che essere contro l'Isis non significa essere a favore di al-Qaida.

I tre difensori hanno chiesto per i loro assistiti, oltre al proscioglimento, un risarcimento simbolico di 200 franchi e che le spese giudiziarie vadano a carico dello Stato.

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