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ZURIGOProcesso Dignitas, fuoco di accuse e contro accuse

18.05.18 - 17:48
Il fondatore è stato accusati di imbrogliare i clienti per trarne profitto, ma lui si difende: «Devo pur guadagnare qualcosa»
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Processo Dignitas, fuoco di accuse e contro accuse
Il fondatore è stato accusati di imbrogliare i clienti per trarne profitto, ma lui si difende: «Devo pur guadagnare qualcosa»

ZURIGO -  Quanto è lecito che costi un suicidio assistito? A questa domanda era chiamato oggi a rispondere - per la prima volta in Svizzera - il Tribunale distrettuale di Uster, in un processo che ha avuto per imputato Ludwig A. Minelli, fondatore di Dignitas, accusato di ripetuta istigazione al suicidio e di usura. La corte deciderà la settimana prossima quando pronunciare la sentenza.

Scambio d'accuse - Il dibattimento odierno è stato caratterizzato da uno scambio di accuse tra il pubblico ministero e l'imputato, il cui difensore ha tentato all'inizio di ottenere una sospensione sine die, sostenendo che l'imputazione al suo cliente è «sotto molti aspetti altamente discutibile». Il tribunale non ha però condiviso queste critiche e il processo è così proseguito.

«Scopo di lucro» - Il pubblico ministero accusa l'85enne Minelli e la sua organizzazione, che festeggia proprio in questi giorni i 20 anni di attività, di aver agito a scopo di lucro in relazione alla morte di tre cittadine tedesche che si erano rivolte a Dignitas nel 2003 e nel 2010, incassando molto più del dovuto.

Per il procuratore, l'obiettivo del difensore era soltanto di ottenere che il primo caso andasse in prescrizione: a questa mancano due mesi soltanto.

Il caso della morte da 100mila franchi - Nel 2003 Dignitas aveva accompagnato alla morte una 80enne, che non era malata terminale e che aveva in precedenza lasciato in eredità all'organizzazione 100'000 franchi. Stando all'atto d'accusa, i costi effettivi di un suicidio assistito dovrebbero essere di poche migliaia di franchi.

L'inchiesta si è concentrata anche sul doppio suicidio assistito nel 2010 di una madre di 84 anni e della figlia di 55. Ognuna di loro avrebbe pagato circa 10'000 franchi, sebbene i costi effettivi ammontassero a non più della metà di tale cifra.

L'aiuto al suicidio è di principio legale in Svizzera. Tuttavia non se è prestato «per motivi egoistici». Chiunque con tali intenti istighi qualcuno a togliersi la vita o gli presti aiuto è punito con una pena detentiva fino a cinque anni o con una pena pecuniaria, prevede l'articolo 115 del Codice penale.

La richiesta di pena - La Procura chiede per Minelli una pena pecuniaria con la condizionale di 360 aliquote giornaliere da 180 franchi, ossia 64'800 franchi in tutto, e propone un periodo di prova di due anni. Al presidente e fondatore di Dignitas dovrebbero inoltre essere accollate una multa di 7500 franchi e le spese giudiziarie.

Fare affari non è proibito, ma lucrare sulla morte non si può, ha affermato nella sua requisitoria il procuratore. L'imputato - ha affermato - fattura sempre agli aspiranti suicidi una somma forfetaria per le sue incombenze, con la giustificazione che solo a suicidio avvenuto potrà calcolare i costi effettivi. Secondo il procuratore questo è un imbroglio. Certo che si può calcolare prima, ha esclamato: «Queste somme forfetarie sono troppo alte e non hanno nulla a che vedere con i costi effettivi».

Ludwig Minelli, ha proseguito il procuratore, usa poi il denaro in eccedenza per finanziare altre attività dell'associazione, come le consulenze. Ancora meno accettabile, ha aggiunto, è il fatto che Minelli abbia anche approfittato di queste eccedenze per ingrossare il capitale proprio di Dignitas. Dal 2008 l'associazione è profittevole e già nel 2012 aveva raggiunto un capitale proprio di 1,8 milioni di franchi. Molto più dell'associazione omologa Exit, che nonostante un numero assai maggiore di membri superava di poco alla stessa data i 200'000 franchi.

La difesa - Lo stesso Minelli ha indicato di intascare personalmente un onorario annuale di 150'000 franchi, che non giudica troppo generoso: «Devo pure guadagnare qualcosa. Ogni lavoro merita un compenso». Il suo avvocato ha sottolineato che la somma è del tutto adeguata per chi dirige una associazione di pubblica utilità.

In aula l'imputato ha sparato a zero sul pubblico ministero, definendo inconsistenti e assurde le accuse. La Procura - ha detto - non ha trovato la benché minima prova di un suo arricchimento, che non c'è stato. Quello aperto contro di lui, ha sostenuto, non è «un procedimento penale normale»: «Si voleva semplicemente mettere il naso» nelle attività di Dignitas e «si è trovato un pretesto». Dalla sede dell'organizzazione è stata portata via una gran quantità di materiale, «una cosa totalmente sproporzionata», si è lamentato.

Secondo Ludwig Minelli, Dignitas non incassa per nulla troppo, le stime sui costi della Procura sono completamente sbagliate: un accompagnamento al suicidio costa molto di più di quanto essa supponga. «Chi ha fatto i conti non ha la minima idea di questa attività», ha affermato.

Minelli ha aggiunto che con le eventuali eccedenze si possono aiutare finanziariamente i membri di Dignitas che altrimenti non si potrebbero permettere un accompagnamento alla morte. Costoro non devono essere costretti a rinunciare per una questione di denaro, ha argomentato.

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