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ARGOVIAMassacro di Rupperswil: «È solo colpa mia. Perdonatemi»

14.03.18 - 19:35
Thomas N. si è rivolto ai familiari delle vittime. La sentenza sarà comunicata venerdì mattina. La pubblica accusa chiede l'ergastolo e l'internamento vita. La difesa 18 anni
Keystone
Massacro di Rupperswil: «È solo colpa mia. Perdonatemi»
Thomas N. si è rivolto ai familiari delle vittime. La sentenza sarà comunicata venerdì mattina. La pubblica accusa chiede l'ergastolo e l'internamento vita. La difesa 18 anni

LENZBURG - Secondo ed ultimo giorno di dibattimento oggi al processo che si tiene in Argovia per il "massacro di Rupperswil". La pubblica accusa chiede per il 34enne reo confesso l'ergastolo e l'internamento vita. La difesa si è battuta per una riduzione dalla pena a 18 anni.

Domani il Tribunale distrettuale di Lenzburg si riunirà in camera di consiglio. La corte, riunita nella sede della polizia mobile di Schafisheim, presenterà la sentenza venerdì mattina.

«Avrebbe colpito ancora senza rimorso» - Il secondo giorno di dibattimento si è aperto oggi con la requisitoria della procuratrice pubblica Barbara Loppacher. Per la pubblica accusa, i crimini commessi dall'accusato erano premeditati e pianificati nei minimi dettagli. La fattispecie più grave è il quadruplo assassinio, per la quale si giustifica la detenzione a vita.

Tenendo conto dell'alto rischio di recidiva, certificato dalle due perizie, la procuratrice ha inoltre chiesto la misura dell'internamento a vita e, in subordine, l'internamento ordinario.

«Ha ucciso quattro persone senza un motivo - semplicemente perché ne aveva voglia. Dopo aver commesso i crimini non ha avuto alcun rimorso ed è andato alla ricerca di altre vittime. Ha anche sperperato i soldi estorti», ha detto la procuratrice.

«Se ci si limitasse all'ergastolo, sarebbe molto probabile che dopo 15 anni verrà rilasciato per buona condotta». Per la procuratrice, non c'è peraltro alcun elemento attenuante. Il 34enne svizzero va condannato per tutte le imputazioni, compresa la ripetuta estorsione, i sequestri di persona, gli atti sessuali con un fanciullo, la ripetuta coazione sessuale, l'incendio intenzionale, il possesso di materiale pornografico e gli atti preparatori punibili di altri crimini.

L'accusato - ha ricordato la procuratrice - ha abusato sessualmente per mezz'ora di un ragazzino di 13 anni e dopo quei "disgustosi" abusi ha sgozzato il fratello 19enne del ragazzo, l'amica di quest'ultimo e la madre di famiglia 48enne che aveva precedentemente legato nei rispettivi letti. Dopo essersi ripulito del sangue, ha sparso dell'olio per torce e ha dato fuoco alla casa.

Come se non bastasse, subito dopo quegli efferati delitti l'accusato ha iniziato a cercare su internet altri ragazzini e a studiare le abitudini delle loro famiglie.

754'000 franchi di risarcimento - La parola è quindi passata ai rappresentanti legali dei famigliari delle vittime, che hanno chiesto risarcimenti e riparazioni morali per un ammontare complessivo di circa 754'000 franchi. Somme che l'imputato difficilmente potrà pagare, hanno osservato gli stessi rappresentanti delle parti civili. Si dovrà quindi far capo ai fondi previsti per le vittime di delitti. Ieri l'imputato aveva da parte sua dichiarato che è intenzionato a dare il suo contributo per risarcire le vittime.

È stata poi la volta della difesa: l'avvocatessa Renate Senn, difensore d'ufficio dell'imputato, ha detto di accettare l'accusa di assassinio. La legale ha però chiesto di assolvere il 34enne dall'accusa di atti preparatori punibili con la formula "in dubio pro reo", proponendo una pena di 18 anni di detenzione senza la misura dell'internamento.

Per l'avvocatessa della difesa, i preparativi degli attacchi ad altre famiglie nei cantoni di Soletta e Berna non erano abbastanza concreti e il suo assistito non può essere considerato un assassino seriale. Quanto ai fatti di quel 21 dicembre 2015, la legale ha affermato che gli abusi sessuali sul 13enne sono duranti "solo" una ventina di minuti.

Non si può negare che il suo assistito abbia commesso quei efferati delitti, ma quando è entrato in azione non era mascherato e non indossava guanti. Abitava inoltre nel medesimo quartiere delle vittime e tutti questi elementi farebbero pensare - secondo la difesa - che in qualche modo sperava di venire scoperto ed arrestato.

Per la difesa, il movente principale del massacro è stata la coazione sessuale, non il desiderio di uccidere. «Gli omicidi non erano in primo piano, ma sono stati in qualche modo dei fenomeni concomitanti», ha detto la legale.

L'avvocatessa si è anche detta stupita per la lentezza della polizia, che ha arrestato il suo assistito a quasi sei mesi dai fatti. Ha inoltre criticato i media, che fin dal giorno dell'arresto hanno presentato il 34enne come l'autore del massacro, senza concedergli la presunzione d'innocenza.

Alcuni media non hanno esitato a pubblicarne le foto e a definirlo una "bestia" o un "barbaro". «Il mio assistito è stato messo alla berlina dai media», ha detto l'avvocatessa, che ha chiesto che ciò venga considerato come un'attenuante nel fissare la pena.

«Perdonatemi» - Il 34enne, nelle sue battute finali espresse questa sera al Tribunale distrettuale di Lenzburg, ha chiesto ai famigliari delle vittime di perdonarlo. Lui solo è responsabile dei sui atti. Lui ha preso le decisioni, nessun altro, ha affermato, dicendosi dispiaciuto se l'impressione data è stata un'altra.

Nell'arringa della sua difesa vi sono stati diversi passaggi in cui poteva sembrare che le vittime avessero contribuito con il loro comportamento allo sviluppo degli atti.

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