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ZURIGOHa 17 anni e pesa 280 chili: muore in una casa di riposo

06.11.17 - 07:46
Né i genitori, né l’Autorità di protezione dei minori e degli adulti, né i medici sono riusciti a impedirgli di mangiare fino a morire. Si riapre il dibattito sui centri di assistenza
Keystone
Ha 17 anni e pesa 280 chili: muore in una casa di riposo
Né i genitori, né l’Autorità di protezione dei minori e degli adulti, né i medici sono riusciti a impedirgli di mangiare fino a morire. Si riapre il dibattito sui centri di assistenza

UETIKON AM SEE - Fabian M. è morto all’età di 17 anni, con un peso di 280 chili, mentre si trovava in una casa di riposo. Probabilmente - come riporta il Tages-Anzeiger - è caduto dalla sedia a rotelle con cui si muoveva.

Il giovane aveva sviluppato un appetito eccessivo sin dai primi anni di vita. Dopo l’intervento dell’Autorità di protezione dei minori e degli adulti (APMA), era stato ricoverato in diverse cliniche. Questo, però, non ha fermato il problema: il 17enne ha continuato a mangiare e a prendere peso e molti istituti hanno rifiutato di "ospitarlo". Fino a quando ha trovato riparo nella casa di riposo, da cui ordinava pizze e pollo fritto, e in cui ha trovato la morte a inizio ottobre.

In alcuni casi serve la coercizione - «Non ho mai avuto a che fare con un caso con conseguenze così gravi», ha spiegato alla Sonntags Zeitung Heinrich von Grünigen, presidente della Fondazione svizzera dell’obesità. «In questo caso l’unica cosa che avrebbe potuto aiutarlo è il ricovero coatto in una struttura chiusa, ma in Svizzera non esiste una cosa simile».

Le cliniche esistenti di riabilitazione sono indirizzate agli individui sovrappeso che desiderano sottoporsi alla terapia. «Ma se la dipendenza dal cibo è avanzata, l’unico modo è rinchiudere la persona e curarla». Diana Wider, della Conferenza per la protezione dei minori e degli adulti (COPMA), concorda con questa versione: «Forse è l’unico modo in cui questa tragedia poteva essere evitata».

Medici etichettati come “poliziotti del grasso” - Chi si rivolge alla Fondazione svizzera dell’obesità, spiega ancora von Grünigen, è sicuro della necessità di un ambiente chiuso in cui essere seguiti per perdere peso.

«L’obesità infantile viene sottovalutata da troppo tempo», è l’allarme lanciato da Dagmar l’Allemand, dottoressa presso l’ospedale pediatrico di San Gallo e co-presidente della Rete svizzera educazione+salute. Ma «i medici che prendono troppo a cuore la questione vengono etichettati come i “poliziotti del grasso”». Il risultato? Solo pochissimi bambini oggi ricevono un trattamento specifico. «E l’efficacia in questi casi è del 70%».

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