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GIURA«L'esercito ha voluto nascondere la vicenda sotto il tappeto»

28.09.17 - 12:47
Un giovane coinvolto nell'incidente fra tre blindati dell'esercito nel 2010 racconta la sua esperienza a margine del processo
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«L'esercito ha voluto nascondere la vicenda sotto il tappeto»
Un giovane coinvolto nell'incidente fra tre blindati dell'esercito nel 2010 racconta la sua esperienza a margine del processo

BURE - Nel 2010, il 26enne Samuel Brenneisen era un soldato. Uno di quelli coinvolti nell’incidente avvenuto nei pressi della piazza d’armi di Bure, nel Giura, che provocò 26 feriti, dei quali 16 in maniera grave. In questi giorni, il giovane sta partecipando al processo contro i presunti responsabili e ha rilasciato alcune dichiarazioni al Blick.

«Come in un film di guerra» - Il ragazzo ha spiegato di avere solamente ricordi parziali di quanto avvenuto quel giorno. «Ero seduto davanti in uno dei carri coinvolti. Al momento dello scontro ho perso conoscenza», ha raccontato. Quando si è risvegliato si trovava nel prato, poco distante dal punto dell’incidente. «Ho ancora impresse le immagini dei diversi elicotteri della Rega che atterranno di fronte a me. Sembrava di essere in un film di guerra».

Ferito, il 26enne - che spera di poter finalmente capire cosa sia effettivamente successo in quell’occasione - fu trasportato all’Inselspital di Berna, restando ricoverato per diversi giorni prima di essere riaccompagnato alla caserma di Bure. Una volta li, ha riconsegnato il materiale ed è stato liberato anticipatamente dal servizio. E da quel momento non ha più ricevuto alcuna notizia. «Il modo in cui l’esercito ha gestito la comunicazione è una presa in giro. È chiaro, volevano nascondere la vicenda sotto il tappeto».

Nei sei mesi successivi, il soldato ha sofferto di amnesie temporanee. «Mi capitava improvvisamente di non ricordare più cosa avessi fatto il giorno precedente», ha raccontato. Ora la situazione è però migliorata, e il 26enne è di nuovo in grado di lavorare, pur dicendosi ancora scandalizzato: «È assurdo che ci siano voluti sette anni d'inchiesta per arrivare al processo!».

La portavoce della giustizia militare, Daniela Cueni, ha spiegato al quotidiano che «una procedura riguardante così tante persone risulta assai complessa e richiede tempo. L’inchiesta si è allungata anche a causa di alcune denunce depositate contro le procedure». Nessuna dichiarazione invece sulla gestione della comunicazione all’epoca.

Per Samuel Brenneisen, il processo sarà l’occasione per mettere in luce una vicenda che presenta ancora numerose zone d’ombra. «L’incidente è parte della mia vita e voglio capire come sia successo», ha confidato al Blick, precisando che le eventuali sanzioni sarebbero solo un fattore secondario. «È comprensibile che si possa commettere un errore nell’esercito quando si hanno solamente 20 anni».

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