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VALLESESoffocò e gettò un neonato nella spazzatura: «Ha agito con calma e risolutezza»

04.09.17 - 19:58
È iniziato oggi il processo alla madre 35enne che nel dicembre del 2015 uccise il figlio. L'accusa chiede 10 anni di carcere
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Soffocò e gettò un neonato nella spazzatura: «Ha agito con calma e risolutezza»
È iniziato oggi il processo alla madre 35enne che nel dicembre del 2015 uccise il figlio. L'accusa chiede 10 anni di carcere

SIERRE - Il piccolo si agitava nervosamente e strillava mentre la madre premeva sul suo volto un asciugamano. Trenta minuti di agonia per il neonato, morto la mattina del 1. dicembre 2015. La donna ha raccontato che poteva sentire i battiti del suo cuore mentre lo soffocava.

La 35enne, già madre di tre figli, ha partorito nella propria vasca da bagno. L’ultimo arrivato sarebbe stato il quarto, nonché il secondo avuto da una relazione extraconiugale, intrattenuta con un vicino di casa. Una bocca di troppo da sfamare, per la quale inoltre non ci sarebbe stato spazio nell’appartamento.

Poco dopo il parto, la donna si è sdraiata sul divano-letto di casa. Il piccolo si è istintivamente avvicinato al seno della madre, ma lei non lo ha degnato di alcuna attenzione. Almeno fino al momento in cui ha fatto ritorno nel bagno, con l’intenzione di ucciderlo.

Prima la morte, poi l’albero di Natale - A delitto compiuto, la 35enne ha nascosto la piccola salma in un armadio nella stanza degli altri figli, per poi recuperarla solamente dopo l’ora di colazione. A quel punto la madre ha parlato con il piccolo neonato morto per una mezz’ora, prima di avvolgerlo in un sacco della spazzatura, metterlo in un contenitore in balcone e dedicarsi alle decorazioni dell’albero di Natale. Il corpo del piccolo, assieme al cordone ombelicale alla placenta, è stato poi gettato in un container interrato.

Accusata di assassinio, la donna è comparsa di fronte al Tribunale di Sierre. Interrogata brevemente dalla Corte, la donna ha riconosciuto i fatti. Divorziata e madre di due figli, ne aveva avuto un terzo da una relazione con un vicino, scoprendo la propria gravidanza solo al momento del parto. Nel 2015 la donna si è ritrovata nuovamente incinta. Avrebbe voluto dare il figlio in adozione, invece lo ha ucciso.

«Un atto a sangue freddo» - «Disprezzo totale per la vita. Assenza di scrupoli. Un gesto di odio commesso a sangue freddo, con calma e risolutezza per sbarazzarsi di un neonato. Ha agito per evitare che i suoi familiari ne venissero a conoscenza», ha sottolineato la procuratrice Gwénaëlle Gattoni, chiedendo una pena di 10 anni di carcere.

A pesare sulla richiesta è stata in particolare la perizia psichiatrica, che ha stabilito come l’imputata non avrebbe agito sotto gli effetti di alcun disordine di natura psicologica o biologica, considerandola quindi pienamente responsabile del proprio gesto. Una versione non condivisa dal legale della donna, che ha sostenuto l’ipotesi dell’infanticidio, chiedendo una sospensione condizionale della pena.

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