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VALLESE16 anni di carcere al padre che uccise la figlia

19.01.16 - 11:31
Il Tribunale distrettuale di Leuk lo ha riconosciuto colpevole di assassinio
16 anni di carcere al padre che uccise la figlia
Il Tribunale distrettuale di Leuk lo ha riconosciuto colpevole di assassinio

LEUK - Il Tribunale distrettuale di Leuk, nel canton Vallese, ha condannato a 16 anni di carcere un padre che aveva ucciso la figlia di sette anni strozzandola e soffocandola con un cuscino nella notte fra il 2 e il 3 giugno 2012 a Leukerbad. La corte lo ha riconosciuto colpevole di assassinio, seguendo il pubblico ministero.

L'imputato, un giurassiano 49 enne, era comparso in aula per il processo il 14 gennaio scorso e si era scusato con la moglie, dalla quale sta divorziando. "Sono responsabile di quanto avvenuto, ma non di ciò di cui sono accusato. È molto grave, merito una sanzione", aveva dichiarato.

La sera del 3 giugno 2012 la moglie, non riuscendo a raggiungere il marito con il cellulare, aveva chiamato la polizia vodese affermando che quest'ultimo e la figlia non erano tornati al loro domicilio nel canton Vaud, dopo un fine settimana a Leukerbad. Poco dopo la mezzanotte aveva allarmato anche la polizia vallesana. Una pattuglia si era recata il mattino del 4 giugno nell'appartamento indicato e aveva trovato la bambina inanimata su un letto, accanto al quale per terra era seduto il padre in uno stato di apatia. L'uomo era stato ricoverato in ospedale e quindi posto in detenzione preventiva.

Durante il processo, la procuratrice che ha formulato l'atto d'accusa ha chiesto 16 anni di reclusione per assassinio, sostenendo che l'uomo voleva far soffrire la moglie, che alcune settimane prima del dramma gli aveva annunciato di avere una relazione. Per il pubblico ministero, la voglia di vendetta era più forte dell'amore per la figlia, di cui avrebbe pianificato l'uccisione agendo poi senza scrupoli.

La difesa ha invece sostenuto la tesi dell'omicidio colposo, domandando una pena di soli due anni con la condizionale. L'avvocato difensore ha presentato il suo cliente come un uomo con fasi di depressione sin dalla giovinezza, sotto farmaci da quasi 18 anni. La sera stessa del dramma avrebbe assunto dei medicinali per tentare di suicidarsi. Sotto l'influenza di questi, si sarebbe lasciato trascinare in un gioco noto ai giovani che consiste nel tentare di perdere conoscenza strozzandosi. E il gioco sarebbe finito male.

La corte ha seguito la tesi dell'accusa quanto alla pena, ma solo in parte quella dell'avvocato della madre dell'uccisa, parte civile, che chiedeva una indennità di 75'000 franchi. Il tribunale ne ha concessi soltanto 35'000. L'imputato dovrà inoltre assumersi le spese processuali per una somma totale superiore ai 100'000 franchi. L'uomo rimarrà in carcere per ragioni di sicurezza, ha indicato il tribunale.

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