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ZURIGOLa denuncia della playmate svizzera dopo i fatti di Colonia

13.01.16 - 10:01
Andrea Vetsch racconta su Facebook di essere stata anch’essa vittima di molestie
La denuncia della playmate svizzera dopo i fatti di Colonia
Andrea Vetsch racconta su Facebook di essere stata anch’essa vittima di molestie

ZURIGO - Le aggressioni di Colonia hanno riaperto una ferita. I brutti ricordi sono tornati a farsi sentire per la modella e attrice zurighese Andrea Vetsch. La giovane era diventata molto famosa al Nord delle Alpi per essere stata sulla copertina della versione tedesca di Playboy nel 2007. Ma l’argomento trattato dalla bella zurighese, nel suo ultimo post in Facebook, non c’entra con le copertine patinate.

La 31enne nel suo scritto denuncia infatti che aggressioni come quelle perpetrate la notte di San Silvestro a Colonia non sono una novità neppure per la Svizzera. “Se non reagiamo a questi abusi le cose andranno sempre peggio” - scrive la modella sul suo account.

“Ma all’epoca i molestatori provenivano dai balcani” - sottolinea Andrea Vetsch. “Ancora oggi mi vengono i brividi nella schiena quando vedo un gruppo di giovani di provenienza balcanica” - specifica la bella zurighese, che ha avuto un figlio nel 2013. Nel suo post ricorda come già allora si trattava di “rifugiati con il stesso bagaglio culturale”.

Contro la cultura maschilista - La modella nel suo messaggio condanna apertamente la cultura maschilista, che compare già a partire dalle scuole e che si sta diffondendo anche ad altre culture. “Trovo molto preoccupante che dei giovani europei accettino questo genere di comportamento” - scrive Andrea.

La giovane, che collabora regolarmente con la televisione tedesca, crede che queste aggressioni sessuali di massa potranno giungere anche in Svizzera.

E risponde a coloro che dovessero affibiarle un’etichetta xenofoba. “Non mi scuserò di quello che ho scritto, ma questo non significa che io sia una razzista. Non sono solo pensieri. Sono esperienze vissute, fatti vissuti e concreti, che mi hanno spinto a rifiutare questa cultura maschilista.”

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