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SVIZZERAQuel mondo nascosto che Google non vede

06.08.14 - 06:40
Il web oscuro è una realtà sempre più sfruttata per illeciti anche alle nostre latitudini. Di che si tratta? E le autorità, se ne stanno occupando?
Foto Colourbox
Quel mondo nascosto che Google non vede
Il web oscuro è una realtà sempre più sfruttata per illeciti anche alle nostre latitudini. Di che si tratta? E le autorità, se ne stanno occupando?

BERNA - Poco meno di 800 franchi per un passaporto svizzero, circa un centinaio per 100g di canapa "coltivata indoor in Svizzera,  garantito!" per non parlare dei MacBook Air da quasi  400 franchi, il tutto a portata di clic e accessibile anche senza l’abilità di hacker provetti. Di cosa stiamo parlando? Del “Deep Web”, l’internet oscuro, che si cela là dove i motori di ricerca tradizionali non riescono ad arrivare.

E connettersi è facile, basta una versione modificata del noto browser Firefox che si installa anonimamente anche su chiavetta Usb. Dopodiché in pochi secondi è possibile raggiungere siti che vendono armi, sostanze stupefacenti e merci hi-tech sottocosto.

C’è chi stima che l’estensione dell’internet profondo sia immensa, come l’iceberg che galleggia minaccioso sotto la superficie del mare:  “Fatte le dovute proporzioni, il rapporto è proprio quello” ci conferma Fabio Crestani, professore ordinario della Facoltà di scienze informatiche dell’Usi. Ma questo non significa che, a ridosso del web che tutti conosciamo, esista un immenso universo dell’illecito: “Molte delle pagine che finiscono per comporre il web oscuro sono di normalissima amministrazione, come quelle che si generano automaticamente quando, per esempio, cerchiamo e prenotiamo un volo”.

La rete sommersa è simile in tutto e per tutto a quella che frequentiamo quotidianamente, composta da computer interconnessi ma con pagine a cui solo alcuni hanno il permesso di accedere.

 “Può essere utilizzata per scopi leciti, come la condivisione di informazioni private e confidenziali ma la sua natura lontana dai riflettori ha sviluppato anche derive illegali. Potremmo dire che assomiglia ad una cipolla, gli strati più esterni sono più vicini alla luce del sole, in profondità invece si cela l’oscuro”. Non è un caso che l’estensione imperante non sia il solito .com, .org ma piuttosto il .onion (appunto, cipolla). Per farsi strada nei meandri dell’insondato si utilizza il motore di ricerca Torch (torcia) ma, di solito, meglio seguirei le guide fai-da-te di blog, forum e pagine wiki.

Attraverso questi canali è possibile raggiungere siti come Silk Road, una sorta di Amazon dell’illegale costantemente sotto assedio da parte delle autorità internazionali, o siti simili. Ma è saggio fare acquisti, di qualsiasi cosa si tratti, sui siti del web oscuro? “Prima di comprare qualsiasi cosa è bene farsi un paio di domande, come ad esempio: perché la merce che sto comprando costa così poco? Una volta inviati i soldi, poi, chi mi garantisce che otterrò quello che voglio? Come sempre, per gli acquisti online, dovrebbe valere la regola del buon senso”.

Su “darknet”, sia ben chiaro, non tutto è delinquenza: ci sono immense biblioteche virtuali, archivi di partiture musicali, radio web, spazi di attivismo (come WikiLeaks) ed espressione personale. Ovviamente tutto in barba dei (vetusti?) diritti d’autore e secondo la filosofia del “web libero”.

E le autorità svizzere cosa fanno? “Per quanto riguarda il deep web siamo costantemente attivi con il monitoraggio soprattutto per quanto riguarda i reati di pedopornografia” ci conferma Thomas Walther, Capo del commissariato per il Servizio nazionale di coordinazione per la lotta contro la criminalità su Internet (Scoci). “Per quanto riguarda il commercio di beni illegali, invece, la competenza è delle polizie cantonali, a loro offriamo supporto e risorse quando ci viene richiesto”. E capita sempre più spesso: “Le forze dell’ordine svizzere sono sempre più aggiornate sull’argomento, sanno che “darknet” esiste e che, anche da noi, viene usata per delinquere”.

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