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SVIZZERAImposta successioni federale, piccole imprese a rischio

07.04.14 - 12:07
Imposta successioni federale, piccole imprese a rischio

BERNA - Benché non sia stata ancora esaminata dal parlamento, gli avversari dell'iniziativa popolare per un'imposta federale sulle successioni e le donazioni stanno già scaldando i motori in vista della probabile votazione federale. In una conferenza stampa, i piccoli e medi imprenditori hanno denunciato oggi a Berna un testo che, a loro parere, mette a rischio la sopravvivenza di decine di migliaia di aziende e, con esse, degli impieghi connessi.

 

L'iniziativa - lanciata dal Partito evangelico (PEV) e sostenuta anche dal Partito socialista (PS), dai Verdi, dal Partito cristiano sociale svizzero (PCS) e dall'Unione sindacale svizzera (USS) - ha raccolto 111'146 firme, di cui 110'205 valide.

 

Il testo prevede un tasso di imposizione del 20% per la parte delle eredità che supera i due milioni, nonché per le donazioni oltre i 20'000 franchi. Tutto ciò è sottoposto a una clausola retroattiva al primo gennaio 2012. Per i fautori del testo, l'iniziativa dovrebbe fruttare 3 miliardi di franchi all'anno, somma che verrebbe assegnata nella misura di due terzi all'AVS e del rimanente terzo ai cantoni. Quest'ultimi non dovrebbero così più imporre le successioni e le donazioni.

 

Per il gruppo di imprenditori (che conta attualmente una novantina di adesioni) l'iniziativa è vista come fumo negli occhi. In particolare, hanno denunciato alcuni di essi - tra cui figura anche il consigliere nazionale PPD Fabio Regazzi, presidente del Cda della Regazzi Holding SA di Gordola - un'imposta del genere rischia di mettere in ginocchio le piccole aziende, specie quelle a conduzione famigliare, rendendo difficile, se non impossibile, il passaggio alla generazione futura poiché verrebbero a mancare i mezzi per questo trapasso.

 

Le conseguenze sarebbero nefaste; molte imprese dovrebbero indebitarsi, venir scorporate oppure, nella peggiore delle ipotesi, essere chiuse, con buona pace per gli impieghi.

 

Stando a un sondaggio eseguito dalla fondazione KMU Next, citato in un comunicato odierno dell'associazione di imprenditori contraria all'iniziativa, questo testo metterebbe in pericolo la successione del 70% di tutte le imprese a conduzione famigliare, imprese che peraltro assicurano i due terzi di tutti i posti di lavoro in Svizzera.

 

L'iniziativa ha inoltre un altro grosso difetto, stando ai piccoli e medi imprenditori, poiché sconfina in una settore di competenza cantonale. La maggior parte dei cantoni, si è fatto notare, hanno abolito negli ultimi vent'anni l'imposta di successione per gli eredi diretti, anche per agevolare il passaggio di consegne da una generazione all'altra.

 

I cantoni dovrebbero quindi fare i conti con minori entrate, come ha spiegato Regazzi. Stando all'imprenditore locarnese, inoltre, anche se venisse adottata, un'imposta di successione federale non potrebbe risanare l'AVS. Quest'ultima ha bisogno di riforme strutturali, come prevede la Riforma 2020 della previdenza sociale, "dal momento che in futuro vi saranno sempre meno contribuenti per un numero sempre maggiore di pensionati".

 

Il Consiglio federale si è già espresso negativamente nel suo messaggio alle Camere del 13 dicembre scorso contro l'iniziativa, sostenendo che quest'ultima rappresenta un'ingerenza nella sovranità dei Cantoni.

 

Stando a una nota del Dipartimento federale delle finanze (DFF), anche se le entrate da successioni e donazioni sono diminuite negli ultimi anni a causa dell'esenzione dell'imposta decretata per coniugi superstiti e discendenti in alcuni cantoni, quest'ultimi non vogliono rinunciare a queste entrate. Solo nel 2010, tali imposte hanno fruttato ancora a 974 milioni.

 

Per il Governo, inoltre, il termine retroattivo al primo gennaio 2012 è problematico. Qualora l'iniziativa venisse accolta, potrebbero passare tre anni prima che il parlamento adotti una legge d'applicazione. Un periodo di retroattività così lungo è giudicato sproporzionato dall'Esecutivo.

 

Ats

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