Stando ai dati pubblicati oggi dalla società internazionale di informazioni economiche Bisnode (ex Dun and Bradstreet, D&B) il Ticino si smarca nettamente dalla tendenza generale: il numero complessivo delle bancarotte è sì in calo (da 464 a 411, pari al -11%), ma solo perché sono fortemente diminuite le chiusure dettate da lacune organizzative (da 204 a 79, pari al -61%).
Considerando per contro i fallimenti per insolvenza - indice più affidabile della situazione economica sul terreno - il Sud delle Alpi appare la regione di gran lunga più in difficoltà di tutta la Svizzera, con 332 chiusure aziendali (+28%). Il dato si discosta notevolmente da quello degli anni prima: le cessazioni di attività per mancanza di soldi - sempre nel periodo gennaio-novembre - erano state 260 nel 2012, 254 nel 2011 e 273 nel 2010.
I settori più a rischio sono la ristorazione, l'edilizia e le attività artigianali. Per quanto riguarda il solo mese di novembre i fallimenti a livello svizzero sono stati 570 (-17%), di cui 446 per insolvenza (-7%). Non sono disponibili dati disaggregati secondo i cantoni.
Se molte imprese chiudono, un numero ancora maggiore apre i battenti: nei primi undici mesi le nuove iscrizioni al registro di commercio sono state 36'584, con un incremento annuo del 3%. Anche in questo caso spicca il dato del Ticino, che presenta la crescita più elevata (+14% a 2846). Particolarmente dinamici sono anche Zurigo (+6% a 6425) e Ginevra (+7% a 3037), mentre i Grigioni marciano sul posto (835, dato praticamente invariato).