Cerca e trova immobili

SIONCaso Luca: "Perché quei periti non hanno ancora incontrato i miei figli?"

15.01.13 - 10:20
Se lo chiede papà Nicola Mongelli, quando al momento di una nuova verità mancano ormai pochi giorni: "Luca? Ora è concentrato sul liceo, ha qualche problema in matematica, ma per il resto è come qualsiasi suo coetaneo…"
None
Caso Luca: "Perché quei periti non hanno ancora incontrato i miei figli?"
Se lo chiede papà Nicola Mongelli, quando al momento di una nuova verità mancano ormai pochi giorni: "Luca? Ora è concentrato sul liceo, ha qualche problema in matematica, ma per il resto è come qualsiasi suo coetaneo…"

SION – Da undici anni dà lezioni di dignità e di compostezza. E nemmeno stavolta Nicola Mongelli si smentisce. Il padre di Luca, il ragazzo trovato massacrato tra le nevi vallesane la sera del 7 febbraio 2002, attende gli ultimi sviluppi della vicenda. Perché a breve dovranno parlare i quattro esperti italofoni (due ticinesi e due italiani) che, dopo una lunga serie di sollecitazioni, la giustizia vallesana ha deciso di nominare. L’obiettivo: stabilire se le testimonianze di Luca e del fratellino Marco sono attendibili. Papà Mongelli ha però un dubbio atroce: “In tutto questo tempo i quattro esperti non hanno contattato Luca e Marco per un incontro dal vivo. Il mio timore è che per fare la loro perizia si baseranno unicamente sui disegni di Marco. Sarebbe un po’ assurdo”.

Accuse pesanti - Negli scorsi giorni i periti italiani guidati dal generale Luciano Garofano e voluti spontaneamente dalla politica Alessandra Mussolini avevano sconvolto completamente quanto affermato finora dai periti romandi, sostenendo che Luca (oggi cieco e tetraplegico) è stato vittima di un’aggressione umana, non di un cane. “Ora si sentano nuovi testimoni, qui si sta facendo di tutto per fare in modo che la verità non venga a galla”, aveva tuonato poche ore dopo su Ticinonline l’investigatore privato assunto dai Mongelli, Fred Reichenbach. Ma Nicola Mongelli invita alla calma: “Non possiamo lanciare accuse pesanti senza avere prove. In questo momento ci troviamo ancora nella fase in cui i periti devono stabilire con certezza che il cane è innocente. Solo dopo che la giustizia elvetica avrà affermato l'aggressione umana, si potrà cominciare a cercare di trovare elementi che permettano di individuare eventuali colpevoli. Io non mi permetto di accusare qualcuno adesso. Per la prima volta dopo 11 anni abbiamo elementi concreti in mano, le conclusioni di Garofano appunto, che possono permettere al procuratore vallesano Nicolas Dubuis di cambiare idea. È chiaro che se anche stavolta Dubuis dovesse fare finta di nulla, saremmo delusissimi”.

 

Dettagli nascosti - Per Nicola Mongelli il caso di Luca non diventerà una battaglia tra esperti, come ipotizzato da diversi media. “Semplicemente Garofano e la sua squadra hanno portato alla luce dettagli che prima non erano stati presi in considerazione, come ad esempio le fratture al naso e alla mascella riportate da Luca. Va considerata come una perizia complementare, non come una contro perizia”. E ora c’è attesa per la versione dei quattro esperti italofoni nominati dalle autorità vallesane. “Anche se devo ammettere che non mi aspetto molto. Cosa mai potranno provare se non incontrano i miei figli? Io mi sono detto disponibile ad accoglierli a casa nostra, in provincia di Bari, dove Luca e Marco vivono. Ma finora nulla. Basarsi solo su dei disegni mi sembra poco credibile”.

 

Il presente di Luca - Ma come sta Luca? E come sta vivendo queste settimane cruciali per lo sviluppo del caso? Il ragazzo, diventato maggiorenne lo scorso novembre, si sta concentrando sui suoi studi liceali. “E resta un po’ distaccato rispetto a queste cose. Figuratevi che quando ho saputo l’esito della perizia di Garofano, sono andato da lui con entusiasmo dicendogli che i periti gli credevano. Lui con grande ironia mi ha risposto: ‘E c’erano bisogno degli esperti per dirlo?’” Nicola Mongelli continua a lavorare in Svizzera, dove è attivo ormai da 23 anni, e rientra a Bari una volta al mese, per 4-5 giorni. “Lo stipendio svizzero mi permette di fare in modo che Luca possa seguire le giuste terapie. Mia moglie invece si occupa di lui direttamente. Nonostante quanto è accaduto, Luca è cognitivamente come qualsiasi altro suo coetaneo sano. A scuola è seguito da un docente di sostegno, ha qualche problema con la matematica perché, non essendo vedente, deve tenersi tutto in testa. È chiaro che, proprio perché è una persona intelligente, soffre nel sapere che un giudice si aggrappa a tutto anziché credere alla sua versione.

Entra nel canale WhatsApp di Ticinonline.
NOTIZIE PIÙ LETTE