Gli ispettori di Berna che dovrebbero verificare la loro ubicazione spesso non le trovano (tutte) ma per loro raramente è un problema
ZURIGO - Oggetto di una crisi più o meno aperta con la vicina Germania e Unione Europea, la neutralità svizzera vieta l'export bellico verso Paesi in conflitto (che stiano attaccando o difendendo).
A incrinare i rapporti di lungo corso (e fruttuosi) fra la florida industria bellica elvetica e i suoi partner europei è stato lo scoppio della guerra in Ucraina e la promessa di aiuto da parte di diversi Paesi, fra i quali Berlino ma anche Danimarca e Spagna. Pomo della discordia - arrivato anche davanti al Parlamento dove ha finito per incagliarsi,- mezzi corazzati, antiaerei e le sempre preziosissime munizioni.
Sei armi su dieci
Una recente ispezione tenutasi da parte degli ispettori federali, scrive venerdì il TagesAnzeiger citando dei carteggi della Seco, mostra che però la Confederazione non è del tutto informata di dove possa finire o non finire il materiale bellico che produce.
A novembre 2021, infatti, la delegazione di Berna si è recata a in Slovacchia per controllare come fossero impiegati i fucili automatici forniti al Ministero dell'interno e ai Servizi segreti slovacchi fra il 2105 e il 2017. Risultato: di una fetta importante delle armi consegnate si erano perse completamente le tracce.
La visita in Slovacchia, non priva di difficoltà burocratiche e opposizioni da parte dei funzionari statali, ha permesso di identificare circa il 60% delle armi vendute. Secondo chi ha redatto il rapporto per la Seco: «Non ci sono indizi che facciano pensare a una rivendita a una terza parte "indesiderata" quanto piuttosto che le stesse siano in uso sul campo, oppure in riparazione».
Ispezioni, promossi e bocciati
Quello dell'ispezione, conferma la Segreteria di stato dell'economia, è un'opzione che vorrebbe avere un carattere deterrente per la rivendita del suddetto materiale e che - da contratto - può essere impugnata discrezionalmente da Berna.
In generale le spedizioni degli ispettori si rivelano fruttuoso (in paesi come Kuwati, Bulgaria e Sudafrica). Non così bene invece è andata in Messico (la metà delle armi mancava all'appello) e Repubblica Dominica (all'appello mancavano mitra e silenziatori) comunque giudicati "sufficienti" dagli ispettori.
"Buono" invece il rapporto per Myanmar e Bosnia-Erzegovnia (anche se, pure qui, non è stato possibile controllare di persona tutte le armi). “Bocciati” e stop all'export, verso il Ghana e il LIbano.
Quando non è possibile tastare con mano, i Paesi possono fornire prove fotografiche. Questa modalità, che non è ritenuta problematica dalla Seco, non fa però l'unanimità fra la politica che ritiene manchi della trasparenza, e sicurezza, necessaria.