Nei prossimi 15 anni le centrali attualmente in funzione verranno dismesse e l'importazione di energia dall'estero aumenterà notevolmente
BERNA - Torna ad accendersi il dibattito sull'energia nucleare. E anche l'interesse. A più di 30 anni dal disastro di Chernobyl, una guerra in Europa e il riscaldamento climatico che mostra i denti, diversi Paesi stanno correndo ai ripari, con una soluzione che fino a qualche tempo fa non faceva la gioia dei più.
In tutto il mondo sono attualmente in costruzione 60 nuove centrali nucleari. Centinaia di reattori sono in funzione e altrettanti potrebbero essere realizzati in futuro. Mentre a livello globale è di nuovo corsa al nucleare, la Svizzera si chiede se non sarebbe il caso di partecipare. E per ora le possibilità sono due.
Come spiegato in un articolo apparso sulle colonne del Tages-Anzeiger, quando le centrali attualmente in funzione in Svizzera verranno dismesse, sarà necessario importare fino al 40% dell'energia dall'estero nei mesi invernali, che corrisponde a circa tre volte tanto le necessità di oggi. Perché? Interpellata dal quotidiano d'Oltralpe, una professoressa dell'Eth ed esperta di sicurezza nucleare, Annalisa Manera, spiega che solo per sostituire la centrale di Leibstadt, «saranno necessari più di 400 grandi pannelli solari alpini».
Per riuscire a importare il 40% del suo fabbisogno energetico, la Svizzera dovrà chiudere un accordo con l'Ue. Ma senza raggiungere un accordo quadro prima, le cose potrebbero farsi difficili e a quel punto i mesi invernali su suolo confederato potrebbero essere particolarmente sofferti. Sempre la professoressa dell'Eth spiega che oggi il nucleare non presenta più il rischio di una volta e cita i reattori Nuscale, di produzione americana.
«Possono essere prodotti in serie» e più di uno può essere installato in una singola centrale, in modo da ottenere lo stesso quantitativo di energia di un impianto convenzionale. Inoltre sono in grado di raffreddarsi anche se non passa più energia, il che significa che «eventi come quello di Fukushima non possono verificarsi». Su questo punto interviene anche la Swiss Energy Foundation: «Anche se piccoli, hanno un alto potenziale di distruzione».
Nel 2017 la popolazione elvetica ha deciso che sul suolo svizzero non possono più essere costruite delle centrali nucleari in quanto il Consiglio federale aveva promesso che non sarebbero state necessarie nella transizione ecologica. Gradualmente, quindi, nei prossimi 15 anni i reattori presenti nella Confederazione verranno dismessi. Ma i cittadini sono ancora della medesima opinione? Secondo un sondaggio Tamedia lanciato nel corso del 2022, il 47% della popolazione è ora favorevole alla realizzazione di nuovi impianti. Nel mese di agosto, inoltre, è stata lanciata una raccolta firme sostenuta da diversi attori politici.