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SVIZZERASospetto islamista: «In Svizzera non può entrare»

08.12.21 - 12:00
Il Tribunale Amministrativo Federale ha respinto il ricorso di un cittadino francese, oggetto di un divieto di 5 anni
Keystone (foto d'archivio)
La sede del Tribunale Amministrativo Federale, a San Gallo.
La sede del Tribunale Amministrativo Federale, a San Gallo.
Fonte ats
Sospetto islamista: «In Svizzera non può entrare»
Il Tribunale Amministrativo Federale ha respinto il ricorso di un cittadino francese, oggetto di un divieto di 5 anni

SAN GALLO - Il Tribunale amministrativo federale (TAF) respinge il ricorso di un cittadino francese di origine turca contro il divieto di entrare in Svizzera per cinque anni. La misura è stata imposta perché l'uomo è sospettato di essere in contatto con islamisti radicali.

La decisione è stata presa dall'Ufficio federale di polizia (Fedpol) il 1° luglio 2019, a seguito di una richiesta del Servizio delle attività informative della Confederazione (SIC). Il francese, nato nel 1996, è registrato nel Sistema di Informazione Schengen perché sospettato di avere contatti con gli islamisti radicali e di aver preso parte ai combattimenti in Siria. Al ritorno da Istanbul, nel 2017, all'aeroporto di Basilea-Mulhouse nel suo bagaglio sono stati trovati abiti paramilitari e letteratura salafita. Dal passaporto è emerso che aveva effettuato diversi viaggi in Turchia e in Arabia Saudita. I timbri sul documento sembravano indicare anche che aveva attraversato il confine turco-siriano.

Un lungo scambio di informazioni
Intercettato alla frontiera di Basilea il 18 luglio 2019, l'uomo è stato informato della decisione di divieto di entrare in Svizzera, contro cui ha inoltrato ricorso al TAF. Ne è seguita una lunga procedura, con scambi di informazioni tra il tribunale, la Fedpol, il SIC e le autorità di Basilea Città. Da metà maggio 2021, il ricorrente non ha più risposto alle richieste di ulteriori informazioni formulate dal tribunale.

Il TAF ha respinto il ricorso. La Fedpol aveva preso la decisione senza dare al ricorrente la possibilità di esprimere le sue osservazioni, ma la prospettiva di un imminente ingresso in Svizzera ha reso necessaria una reazione rapida, afferma la corte nella sentenza odierna.

Mai condannato
Nel ricorso l'interessato ha sottolineato di non essere mai stato condannato in Francia e ha affermato che non ci sono prove di un suo viaggio in Siria o di legami con un movimento islamista violento. Da parte sua, la Fedpol ha ribadito che i fatti imputatigli sono contenuti in un dossier del SIC e che il ricorrente non ha presentato alcun argomento concreto per confutarli.

Secondo la corte, il rapporto del SIC contiene un insieme di prove che dimostravano come l'uomo rappresenti «una minaccia attuale e reale di una certa gravità per la sicurezza interna della Svizzera». La legittimità e l'autenticità di queste informazioni possono essere ammesse alla luce degli elementi concreti che sono stati rivelati.

Quando gli sono state chieste spiegazioni, il ricorrente ha semplicemente menzionato un pellegrinaggio alla Mecca e viaggi in Turchia per visitare parenti. In queste circostanze, il Tribunale amministrativo federale ritiene che non vi sia un motivo valido per discostarsi dalle informazioni del SIC.

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