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SVIZZERALe restrizioni «vanno decise non solo sulla base dei vaccinati, ma anche dei guariti»

23.09.21 - 08:13
Secondo Felix Schneuwly, esperto di salute di Comparis, «chi è stato infettato è una parte importante della soluzione».
Tamedia - Euro-Airport
Fonte 20Minuten/Bettina Zanni
Le restrizioni «vanno decise non solo sulla base dei vaccinati, ma anche dei guariti»
Secondo Felix Schneuwly, esperto di salute di Comparis, «chi è stato infettato è una parte importante della soluzione».
E si discute un prolungamento della scadenza del certificato Covid per i guariti.

BERNA - Due milioni e mezzo. È questo, secondo una stima del programma di ricerca Corona Immunitas, il numero di Covid-guariti in Svizzera. Un fascia di popolazione decisamente numerosa, che, secondo alcuni politici e membri della comunità scientifica, non viene sufficientemente considerata dal Governo nel decidere restrizioni o allentamenti delle misure anti-pandemiche. 

Un occhio ai guariti - «Coloro che si sono ripresi dal virus sono una parte importante della soluzione per uscire dalla pandemia, ma vengono trascurati», afferma Felix Schneuwly, esperto di salute di Comparis. Dall’inizio della crisi sanitaria, sostiene, le autorità non hanno mai avuto un programma di test che fornisse un quadro generale chiaro, che includesse anche il numero di guariti. Il Consiglio federale punta a un tasso di vaccinazione più elevato, «sarebbe corretto, tuttavia, che anche il tasso di guarigione effettivo venisse preso in considerazione al momento di decidere le misure».

Guariti sulla carta - Molto discussa anche la questione della scadenza del Covid-pass per gli ex contagiati. Il loro certificato Covid scade infatti, allo stato attuale, dopo sei mesi dal tracciamento della malattia. Ma, secondo Urs Karrer, vicepresidente della Taskforce scientifica Covid-19, questa fascia di popolazione è apparentemente meglio protetta dalla variante Delta rispetto a molte persone che sono state vaccinate con due dosi. Inoltre, secondo un recente studio condotto in Israele «può darsi che i guariti abbiano una buona protezione dal virus per dodici mesi o più». 

I test degli anticorpi - Anche alcuni esponenti della politica vogliono che venga dato un maggiore peso a chi è riuscito a sconfiggere la malattia. «Se i guariti hanno una protezione immunitaria fino a 12 mesi, dovrebbero essere considerati come i vaccinati», afferma il consigliere nazionale PLR Marcel Dobler. I liberali radicali sostengono poi i test anticorpali gratuiti. «Ci aiuterebbero a registrare il tasso di guariti, evitando costosi test ripetuti a tappeto», il che permetterebbe di «tenere meglio sott'occhio l'evoluzione pandemica e uscire più velocemente dalla crisi». «Se, grazie ai test, si registrasse una percentuale nettamente superiore di persone guarite, è possibile che si possa allentare più rapidamente le misure», conviene la consigliera nazionale del partito socialista Barbara Gysi.

L'impatto nell'immediato - Il vice-presidente della taskforce scientifica Urs Karrer mette però in guardia dal considerare coloro che si sono ripresi come la chiave di volta per uscire dalla pandemia. «A breve termine è un grosso peso per la società avere molte persone contagiate». Ogni adulto affetto dal virus ha un rischio medio di circa il due per cento di finire in ospedale, il che mette a dura prova il sistema sanitario, conclude.

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