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SVIZZERALong Covid degli orrori: il 20% non riesce più a lavorare

23.08.21 - 21:00
Il 28%, secondo un recente studio, ha invece ricorso a una riduzione del grado di occupazione.
Tipress (archivio)
Long Covid degli orrori: il 20% non riesce più a lavorare
Il 28%, secondo un recente studio, ha invece ricorso a una riduzione del grado di occupazione.
La maggior parte non aveva patologie pregresse. Quattro malati su cinque sono donne.

BERNA - Ne sono affetti in tanti. Secondo uno studio dell’Università di Zurigo, circa il 25% dei contagiati. Per l’Università di Ginevra, addirittura il 39%. È il cosiddetto Long Covid. E un nuovo studio condotto dall’associazione Long Covid Svizzera tenta di far luce sul problema, ricostruendo il profilo di chi ne soffre e le problematiche che deve affrontare nella vita di tutti i giorni. 

I più sono adulti, ma ci sono anche bambini e ragazzi - Il sondaggio è stato condotto tra marzo e aprile di quest’anno su 400 persone con sintomi persistenti post-Coronavirus. Tra i più frequenti: stanchezza costante, problemi di memoria e concentrazione, problemi di respirazione, mal di testa, disturbi del sonno, dolori muscolari e perdita di odorato o gusto. Tre interrogati su quattro hanno tra i 30 e i 60 anni, e l’80% è di sesso femminile. Hanno partecipato allo studio anche quattro bambini sotto i 12 anni e cinque adolescenti tra i 13 e i 19. 

Condizioni preesistenti - Oltre la metà di chi soffre del virus sul lungo termine, secondo i risultati dello studio, non aveva alcuna patologia pregressa. È però interessante osservare che il 23% era già affetto da allergie, mentre l’11% di problemi polmonari. 

Il lavoro - Quando si sta male, è difficile lavorare. Lo sanno bene i malati di Long Covid. Un partecipante allo studio su cinque si trovava infatti, al momento del sondaggio, impossibilitato al lavoro, e dunque in congedo malattia. Il 28% ha invece dichiarato di aver ridotto il proprio grado di occupazione, di cui la maggior parte drasticamente, tra il 31 e il 50%. 

A casa - Sono in molti a essere limitati anche nel proprio tempo libero, la metà in maniera parziale, un quarto gravemente. Il 7% ha addirittura dichiarato di avere bisogno di cure o di supporto esterno: «Le energie sono spesso non più sufficienti per le faccende domestiche quotidiane», si legge nel bilancio finale dello studio. E, rispetto alla sfera ricreativa: «I deficit cognitivi rendono difficile o impossibile prendere parte ad attività creative, ma anche dedicarsi alla lettura o alla visione di un film».

Lo sport - La stragrande maggioranza di chi porta ancora con sé degli strascichi del virus, l’85%, è infine impossibilitato o limitato nel praticare sport e allenarsi. Questo perché lo sforzo fisico può portare a un’acutizzazione dei sintomi.

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