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BERNAAveva sfidato le autorità, aprendo il suo ristorante durante il lockdown. Ora soffre di long covid

15.08.21 - 15:13
Parla Daniela Liebi che durante il lockdown aveva aperto il suo ristorante
20min (Screenshot: gennaio 2021)
Aveva sfidato le autorità, aprendo il suo ristorante durante il lockdown. Ora soffre di long covid
Parla Daniela Liebi che durante il lockdown aveva aperto il suo ristorante

BERNA - Lo scorso gennaio Daniela Liebi aveva fatto parlare di sé: è la titolare di un ristorante nell'Oberland bernese che aveva riaperto il suo locale, nonostante il lockdown imposto dalle autorità federali. Una decisione che le era costata l'esclusione dal comitato della locale associazione di categoria. Mentre i giovani UDC avevano lanciato una raccolta fondi a suo favore.

Ora Liebi soffre di long covid, come ha rivelato al Blick: il contagio è avvenuto lo scorso dicembre. «È ormai da mesi che lotto contro le conseguenze del coronavirus» racconta al quotidiano d'oltre San Gottardo. «Nessuno è in grado di aiutarmi e io sono sull'orlo della disperazione».

«Un incubo per una cuoca» - All'inizio pensava che con tutta la vicenda della riapertura "abusiva" del locale, non fosse ancora riuscita a rimettersi completamente in forma. Ma poi si è resa conto che le sue condizioni di salute non miglioravano. E tuttora non ha ancora riacquistato il gusto né l'olfatto. «Riuscirei a mangiare una ciotola di peperoncini come se fossero fiocchi d'avena» afferma. «Per una cuoca, questo è un incubo». Inoltre, tossisce spesso, fa fatica a concentrarsi e si sente costantemente stanca. «Mi servono dalle dieci alle dodici ore di sonno per notte, e durante il giorno vado spesso a dormire».

All'Inselspital di Berna la donna sarà sottoposta a un accertamento neurologico. Inoltre, Liebi intende anche provare la medicina alternativa. Nel frattempo, come dice ancora al Blick, ha acquistato una bombola di ossigeno da inalare che le darebbe energia. Attualmente - aggiunge - nessuno osa parlare apertamente del long covid: «Ma ora voglio mostrare a tutte le persone che ne sono colpite che non sono sole».

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