C'è chi vede il 29 giugno come il giorno in cui si sarebbe dovuto iniziare a fare qualcosa, come l'epidemiologo Althaus
L'aumento preoccupante è una «combinazione di diversi fattori che sono cambiati col tempo», secondo Marcel Tanner.
BERNA - Dopo un’estate relativamente tranquilla, i nuovi contagi da SARS-CoV-2 aumentano velocemente in Svizzera. Il sistema sanitario potrebbe risultare sovraccarico in sole 2-3 settimane, prevede la task force della Confederazione. «Abbiamo superato tutti i Paesi vicini» ha messo in guardia venerdì Stefan Kuster, dell’Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP).
Tuttavia, l’avvertimento degli epidemiologi era arrivato proprio in estate. Bisognava guardarsi da un’eccessiva leggerezza nei comportamenti. Il 29 giugno scorso il ricercatore bernese Christian Althaus scriveva su Twitter: «Questo giorno ci resterà nella memoria come quello in cui abbia perso l’occasione di anticipare l’andamento dell’epidemia». Che cosa succedeva in quella data? Le nuove infezioni salivano per la prima volta sopra quota 100, ma molte misure venivano allentate benché, solo pochi giorni dopo, la task force coronavirus mettesse in guardia su un «rapido aumento».
Anche Marcel Tanner, che di quella unità d’intervento scientifica fa parte, ha definito la fine di giugno come un punto di svolta: «Gli allentamenti erano tra lo sportivo e il rischioso, ma avremmo potuto gestire con successo la sfida», ha affermato, come riporta 20 Minuten. Tutti, però, avrebbero dovuto attenersi con costanza alle misure igieniche di base.
Non è possibile tuttavia ricondurre tutto a quella data. «È una combinazione di diversi fattori che sono cambiati col tempo», ha sottolineato Tanner. A pesare è senz’altro anche il fatto che, adesso, si passa più tempo in spazi chiusi: «Lì vigono altre condizioni di trasmissione rispetto all’esterno», fa notare.
Tanner ha ammesso però anche che «le attuali discussioni sulle misure da attuare avrebbero dovuto essere condotte negli ultimi mesi. In questo modo, se la situazione fosse peggiorata, avremmo potuto agire in modo più deciso».
«Questa non è una situazione in cui ci siamo trovati semplicemente all'improvviso», ha criticato invece l'epidemiologa basilese Emma Hodcroft. Negli ultimi mesi la Svizzera ha adottato pochissime misure per contenere l'espansione del virus, e queste sono le conseguenze.
Oggi, interpellato dal quotidiano 20 Minuten, Althaus non ha commentato la propria previsione di fine giugno, ma ha fatto tuttavia riferimento alle pubblicazioni degli scorsi mesi della task force scientifica Covid-19 della Confederazione.
Matthias Egger, l'ex capo della task force, ha citato tali pubblicazioni su Twitter. Gli esperti, infatti, già in aprile avevano sconsigliato di allentare troppo presto le misure preventive, basandosi sul tasso d'infezione. «Purtroppo si è persa l'occasione di poter evitare quello che stiamo vivendo ora in ottobre» ha concluso Egger.