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VAUD / NEUCHÂTELCredit Suisse condannata a un rimborso milionario

04.09.20 - 13:53
Dovrà rimborsare quattro milioni di euro per aver eseguito dei pagamenti a nome di una società non conformi al contratto
Keystone
Fonte ats
Credit Suisse condannata a un rimborso milionario
Dovrà rimborsare quattro milioni di euro per aver eseguito dei pagamenti a nome di una società non conformi al contratto

LOSANNA - Credit Suisse deve rimborsare 4 milioni di euro a una società di Neuchâtel, secondo una sentenza del Tribunale federale (TF). Il numero due bancario elvetico ha eseguito pagamenti su richiesta di una dipendente della società, caduta in una truffa, senza controllare che tali esborsi fossero conformi al contratto esistente tra la banca e la società.

La dipendente della società in questione era stata indotta a credere da un uomo, fintosi avvocato al telefono, e da e-mail che sarebbero state inviate dal Ceo della società - in viaggio al momento dei fatti - che diversi pagamenti urgenti dovessero essere effettuati a una azienda cinese.

In linea di principio, esisteva un contratto tra la banca e la società secondo cui i pagamenti potevano essere eseguiti solo con una firma collettiva di due. Autorizzati a firmare erano tra gli altri i dipendenti e il Ceo. Gli ordini via e-mail non erano consentiti dal presente accordo.

La donna si era quindi rivolta alla banca per chiedere come si potesse aggirare la firma collettiva, dovendo effettuare diversi pagamenti urgenti. Il sostituto del supervisore aveva consigliato alla dipendente di inviargli una mail con l'esatto ordine di pagamento dopo la telefonata. Ordine che di principio dovrebbe essere anche confermato dal Ceo via e-mail.

Sono seguiti diversi pagamenti per un importo di 4 milioni di euro. I superiori del sostituto del supervisore hanno firmato gli ordini che sono stati loro sottoposti. Secondo il TF , tuttavia, l'impiegato della banca avrebbe dovuto verificare se i pagamenti così emessi fossero conformi al contratto, cosa che non ha fatto.

Inoltre in banca si sarebbe dovuto notare che l'indirizzo e-mail del presunto Ceo non corrispondeva a quello aziendale. Vi erano poi errori di ortografia insoliti nelle e-mail, e due pagamenti riportavano esattamente lo stesso importo. Tutte queste irregolarità avrebbero dovuto portare a un'indagine critica presso la banca, indica il TF.

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