Il test condotto da UPI e Suva su una sessantina di modelli a “becco d’anatra”, acquistati in prevalenza online
A causa della scarsa efficacia dei modelli le autorità hanno avviato procedimento contro gli importatori e i rivenditori.
BERNA - La mascherina protegge. Ma in circolazione ci sono troppi modelli di scarsa qualità. Parliamo delle FFP, le cosiddette “becco d’anatra”, da non confondersi con le mascherine igieniche.
Ebbene, secondo l’UPI e la Suva, oltre il 60% dei modelli testati ha rivelato effetti protettivi insufficienti. In un programma di campionamento, in ottemperanza al mandato federale, sono state controllate circa 60 maschere di protezione delle vie respiratorie in commercio in Svizzera. L’efficacia dei prodotti acquistati prevalentemente online e per la maggior parte recanti l’indicazione KN95, sono stati esaminati in un laboratorio della Suva.
L’esito mostra per il 60% dei modelli una protezione insufficiente, per cui UPI e Suva invitano tutti gli attori che attualmente importano, vendono o usano maschere protettive a essere particolarmente vigili.
Contro chi ha immesso sul mercato (importatori e rivenditori) maschere protettive delle vie respiratorie FFP ritenute insufficienti da UPI e Suva, le autorità hanno avviato dei procedimenti. Per i prodotti provatamente insufficienti sono previsti dei richiami o divieti di vendita. I richiami pubblici vengono pubblicati sul sito dell’Ufficio federale del consumo UFDC.
UPI e Suva precisano infine che le maschere protettive delle vie respiratorie immesse sul mercato, nonostante non fossero a norma dell’ordinanza DPI ovvero della EN 149, p. es. le maschere KN95, non si prestano per le situazioni di lavoro con emissioni di polveri. Inoltre, le maschere protettive delle vie respiratorie, immesse sul mercato nel rispetto delle condizioni semplificate decise dal Consiglio federale, si limitano alla protezione da infezioni e non possono essere denominate maschere protettive delle vie respiratorie FFP (ad aprile, ricordiamo, Berna aveva allentato le condizioni di importazione per i dispositivi di protezione individuali). Dove per motivi di sicurezza del lavoro è obbligatorio usare una maschera protettiva FFP, questa va sempre indossata.
Occhio a questi aspetti
Risultati dettagliati dei test sono parte di procedimenti in corso e di conseguenza per motivi giuridici UPI e Suva non prendono posizione in merito. Alcune caratteristiche tipiche tuttavia non devono mancare, altrimenti la qualità delle maschere protettive FFP va messa in dubbio:
- La maschera protettiva dovrebbe disporre del marchio CE seguito da un numero composto da quattro cifre che corrisponde al numero di identificazione dell’organismo notificato. Ad esempio: 0121.
- Anche sulla confezione dovrebbe esserci il marchio CE con la medesima matricola, la marcatura della norma «EN 149:2001+A1:2009» nonché l’indirizzo di chi immette il prodotto sul mercato dell'Ue o svizzero.
- All’informazione per l’utente dovrebbe essere allegata una copia della dichiarazione di conformità con rinvio a una prova di esame del tipo («type examination») secondo la EN 149:2001+A1:2009 oppure un indirizzo internet dove è pubblicata la dichiarazione di conformità.
- Sulla confezione e sulla dichiarazione di conformità, il produttore e l’indirizzo della ragione sociale dovrebbero essere identici.
Per proteggersi da un’infezione si può anche optare per una maschera respiratoria pandemia da Covid-19 (MPC) che non presenta le caratteristiche summenzionate.
L’UPI e la Suva raccomandano di acquistare le maschere FFP nei negozi specializzati o presso rivenditori riconosciuti.