Lo scorso anno sono stati stanziati 2,6 miliardi. Si tratta di un aumento del 12% rispetto al rilevamento del 2017
NEUCHÂTEL - L'anno scorso la Confederazione ha destinato 2,6 miliardi di franchi ad attività di ricerca e sviluppo. Rispetto all'ultimo rilevamento datato 2017, tale somma è aumentata del 12% (+279 milioni). In parallelo, anche il personale federale che lavora in questo campo è cresciuto.
Sono questi i risultati dell'analisi di dati amministrativi svolta dall'Ufficio federale di statistica (UST). L'incremento delle spese di ricerca e sviluppo (R+S) si iscrive nella tendenza già osservata negli ultimi anni, viene sottolineato in un comunicato di oggi.
Quasi 9 franchi su 10 sono spesi sotto forma di contributi con l'obiettivo di sostenere e promuovere la ricerca. L'ultimo franco corrisponde alla cifra che Berna utilizza per le proprie esigenze, ovvero per la ricerca realizzata dalla Confederazione stessa o per i mandati da lei conferiti a fornitori esterni.
Quasi 1,3 miliardi, ovvero circa la metà del totale, sono finiti nelle scuole universitarie e nel Fondo nazionale svizzero per la ricerca scientifica (FNS). Al contempo, 850 milioni sono stati versati all'estero, principalmente a favore di organizzazioni o programmi internazionali nei quali la Svizzera è attiva.
Una parte non indifferente dei fondi finanzia i programmi quadro di ricerca dell'Ue (562 milioni) e l'Agenzia Spaziale Europea (183). Un altro beneficiario è il CERN (47): l'organizzazione per la ricerca nucleare è di stampo internazionale, nonostante abbia sede a Ginevra.
Il denaro stanziato dalla Confederazione per le proprie attività R+S è aumentato di 30 milioni (+16%), attestandosi a un totale di 214 milioni. Tale evoluzione è da far risalire alle maggiori spese di Agroscope, il centro di competenza federale per la ricerca agronomica.
Le attività effettuate direttamente dalla Confederazione sono principalmente orientate verso il settore agricolo, a cui è stato consacrato due terzi del budget totale. Il terzo rimanente spetta agli obiettivi più disparati, fra cui il miglioramento delle tecniche di produzione industriale (8% dei costi), lo studio dei cambiamenti e dei processi sociali (7%) e la difesa (5%).
Il progredire delle spese va di pari passo con un aumento dei dipendenti, fa notare l'UST. Fra il 2017 e il 2019 gli effettivi hanno guadagnato 250 persone (+14%), superando i 1000 addetti in equivalenti a tempo pieno (1041, +19%). Il personale era composto da 2075 individui.
I due terzi circa degli addetti (64%) sono ricercatori, contro il 58% del 2017, mentre la quota di donne, che attualmente costituiscono il 41% del personale (contro il 40% del 2017) e il 39% dei ricercatori, ha marciato sul posto.