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BERNACoronavirus: le autorità federali avrebbero perso tempo nonostante le allerte

14.06.20 - 08:35
Dai verbali emerge come Koch, il 24 febbraio, pensasse di poter tenere tutto «sotto controllo».
Keystone
Il consigliere federale Alain Berset (a destra) e l'ex capo della Divisione malattie trasmissibili, "Mister Corona" Daniel Koch
Il consigliere federale Alain Berset (a destra) e l'ex capo della Divisione malattie trasmissibili, "Mister Corona" Daniel Koch
Coronavirus: le autorità federali avrebbero perso tempo nonostante le allerte
Dai verbali emerge come Koch, il 24 febbraio, pensasse di poter tenere tutto «sotto controllo».

BERNA - All'inizio dell'epidemia di coronavirus le autorità sanitarie federali avrebbero sottostimato la gravità della situazione in maniera allarmante. È quanto emerge dai verbali delle sedute tenutesi a Berna tra gennaio e marzo analizzati dal Recherchedesk di Tamedia e riportati dalla SonntagsZeitung e da Le Matin Dimanche.

Tra le informazioni rivelate dai due domenicali spicca come - già quattro giorni prima della proclamazione della situazione particolare il 28 febbraio scorso - la ricercatrice dell'Ufficio federale della sanità pubblica responsabile per la valutazione della situazione avesse sottolineato in un rapporto come il nuovo coronavirus rappresentasse «un pericolo particolare per la salute pubblica». Il suo invito a prendere immediatamente misure conseguenti, però, rimase inascoltato fino a quando il Consiglio federale, quattro giorni dopo per l'appunto, vietò gli eventi con più di 1'000 persone.

«Nella lotta di un'epidemia che si diffonde esponenzialmente ogni giorno conta», commenta l'epidemiologo dell'Università di Berna Christian Althaus sulla SonntagsZeitung. «Se già lunedì (24 febbraio, ndr) si fosse cominciato a introdurre le prime misure, in Svizzera si sarebbe giunti a un numero di casi gravi e morti per Covid-19 molto minore», aggiunge.  

Koch il 24 febbraio: «Ci sono buone probabilità di tenere la situazione sotto controllo» - Dopo il weekend del 22 e 23 febbraio, dopo che il 21 è emerso il primo caso ufficiale di coronavirus in Italia, all'UFSP si continua a considerare Codogno un focolaio locale (non diversamente da quanto fanno le autorità della vicina penisola, del resto) e, in un verbale del 24 febbraio, l'allora capo della Divisione malattie trasmissibili, Daniel Koch, si limita a definire la situazione oltre il confine sud «un po' caotica». «Il virus non viene trasmesso facilmente come quello dell'influenza quindi ci sono buone prospettive di tenere la situazione sotto controllo», aggiunge "Mister Corona" nella stessa seduta dell'unità d'intervento coronavirus. Koch rassicura anche lo Stato maggiore federale Protezione della popolazione: «Speriamo che la situazione continui a rimanere sotto controllo», afferma lo stesso giorno riferendosi al nord Italia.

Governo non pronto - Sempre il 24 febbraio, però, la co-direttrice della sezione supervisione epidemiologica e valutazione, Mirjam Mäusezahl, chiede alla task force coronavirus che sia proclamata la situazione particolare: «Il nuovo coronavirus rappresenta un pericolo particolare per la salute pubblica», afferma. Il direttore dell'UFSP, Pascal Strupler, però, le risponde che ciò non è possibile. Durante il weekend se ne è «discusso estesamente» con il consigliere federale Alain Berset, ma, come evidenziato dal suo segretario generale, per un simile passo sarebbero state necessarie «misure concrete» e il governo non è apparentemente ancora pronto a introdurle.

Il giorno dopo, martedì 25 febbraio, sarebbe stato annunciato il primo caso confermato di coronavirus in Svizzera, più precisamente in Ticino. La situazione particolare sarebbe arrivata solo il 28.  

 

 

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