La situazione paradossale di un ristorante francese: i clienti arrivano da oltre confine, ma la manodopera manca
GINEVRA - Un ristorante francese non lontano dal confine elvetico si vede costretto a chiudere non per mancanza di clienti, ma di personale: impossibile reclutare nuovi dipendenti, perché quelli che possono varcano la frontiera per lavorare nella Confederazione.
«Siamo a dieci minuti di auto dalla Svizzera», spiega in dichiarazioni riportate dal quotidiano francese Le Parisien e riprese in Romandia dal portale Le Matin Jacques Barnachon, azionista di maggioranza di Jacques Alexandre, ritrovo che è stato chiuso venerdì per essere posto in liquidazione giudiziaria. Il locale si trova a Morteau, al confine con il canton Neuchâtel.
In Svizzera «un impiegato può moltiplicare il suo salario per tre: è normale superare la frontiera in queste condizioni», prosegue Barnachon. «Per me è impossibile fare concorrenza agli svizzeri, loro hanno molti meno oneri». «All'inizio lavoravano nel locale dodici persone, alla fine erano solo cinque e lo chef ha rassegnato le dimissioni. È dura da vivere, questo ristorante era come un figlio».
All’Est Républicain, altra testata che si è occupata della vicenda, Barnachon ha fatto un esempio preciso. «Pago un lavapiatti 1380 euro per 35 ore. Fa dieci minuti di strada e in Svizzera raddoppia il salario. Come rimanere competitivi?»
L'uomo ritiene di trovarsi in una situazione paradossale: essere situato vicino al confine offre un vantaggio, può attirare clienti elvetici e il potere d'acquisto dei frontalieri è superiore alla media nazionale francese. Ma è impossibile servire i clienti senza manodopera.
Chef stellato, Barnachon ha anche un secondo ristorante, a Bonnétage, non lontano da Morteau, che non ha lo stesso problema perché, grazie alla stella Michelin, rimane attraente per i giovani desiderosi di muoversi nella grande gastronomia. Secondo l'imprenditore in generale la soluzione alle difficoltà sarebbe creare una zona franca lungo la frontiera elvetica.