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GINEVRAA processo il vicepresidente di Exit Romandia: «Ha aiutato un'86enne a morire»

14.10.19 - 18:15
I fatti risalgono all'aprile del 2017: la donna, in buona salute, aveva chiesto di poter lasciare questo mondo insieme al marito gravemente malato
Keystone
A processo il vicepresidente di Exit Romandia: «Ha aiutato un'86enne a morire»
I fatti risalgono all'aprile del 2017: la donna, in buona salute, aveva chiesto di poter lasciare questo mondo insieme al marito gravemente malato

GINEVRA - Il vicepresidente di Exit Svizzera romanda, Pierre Beck, è da oggi a processo davanti al Tribunale di polizia di Ginevra per aver aiutato una 86enne in buona salute a suicidarsi prescrivendole il pentobarbital. La sentenza è prevista per giovedì.

I fatti risalgono all'aprile 2017. L'anziana aveva chiesto di poter lasciare questo mondo insieme al marito, gravemente malato. La coppia si era rivolta a Exit per chiedere aiuto e Pierre Beck, un medico in pensione di 74 anni, aveva esaudito il loro desiderio prescrivendo il medicinale per il suicidio.

Beck è stato giudicato colpevole di violazione la legge federale sui medicamenti e i dispositivi medici dalla Procura di Ginevra e condannato a una pena pecuniaria di 120 aliquote giornaliere. Si è però opposto al decreto di accusa e il caso è ora di competenza del Tribunale di polizia.

«Questa signora era molto determinata», ha spiegato Beck in tribunale. Aveva scelto di morire con suo marito. Non sopportava l'idea di vivere senza di lui e ha detto più volte che si sarebbe comunque suicidata se non le fosse stato permesso di morire contemporaneamente al coniuge. «In questo caso, ho superato leggermente i criteri per il suicidio assistito stabiliti da Exit», ha ammesso l'imputato. Il caso è stato discusso all'interno dell'associazione e le opinioni erano divergenti.

L'uomo non si è pentito del suo atto e non ha escluso che, in una situazione simile, rifarebbe la stessa cosa. «Sono convinto che questa signora stesse soffrendo intensamente» e che si sarebbe suicidata in modo violento dopo la scomparsa del marito, ha detto.

Il procuratore Frédéric Scheidegger, dal canto suo, ha chiesto al tribunale di confermare il decreto di accusa emesso dal pubblico ministero. Secondo il magistrato, il suicidio assistito per motivi esistenziali non rientra nel campo di applicazione del diritto svizzero. Per il pubblico ministero, i limiti non possono essere fissati in base alla coscienza di ognuno.

L'avvocato difensore, Yves Grandjean, ha ricordato che si tratta di offrire una fine dignitosa alle persone che lo vogliono. La professione medica fatica ancora ad ammettere che la gente vuole morire, ha detto. Per il legale, che ha chiesto l'assoluzione del suo cliente, una condanna equivarrebbe a una violazione della pace dei defunti. Secondo lui, Pierre Beck ha adottato «una decisione ponderata».

Al termine del procedimento, l'imputato ha letto estratti di una lettera che l'anziana signora gli aveva scritto prima della morte e che ha ricevuto il giorno dopo il suo suicidio. «Siamo partiti per un lungo viaggio», afferma la donna chiedendo alle persone che ora stanno pensando a lei e a suo marito di sorridere.

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COMMENTI
 

Zico 4 anni fa su tio
quando si dice essere più papisti del papa. ecco un procuratore pubblico che aveva tempo da buttare via..

lo spiaggiato 4 anni fa su tio
Non si è neanche padroni della propria vita... ma il procuratore non ha niente altro da fare che scassare gli sferoidi a questo dottore?... sono finiti i ladri , gli spacciatori ,i rapinatori ed è rimasto senza lavoro?...
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